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«Gli svizzeri hanno fiducia nelle loro istituzioni»

Il governo è il grande vincitore delle votazioni di domenica swissinfo.ch

Respingendo massicciamente l’iniziativa per l’elezione popolare del Consiglio federale e sostenendo ancor più massicciamente il giro di vite in materia di asilo, domenica i votanti hanno dato un attestato di fiducia al governo e alle istituzioni, analizza la stampa svizzera.

«Più del risultato, a colpire è l’ampiezza del responso del popolo sui due temi in votazione. Infatti, quasi i quattro quinti dei votanti (e tutti i cantoni) hanno approvato la riforma della legge sull’asilo e più dei tre quarti dei votanti (e tutti i cantoni) ha respinto l’iniziativa per l’elezione popolare del Consiglio federale svizzero», rileva lunedì il Corriere del Ticino.

Ad uscire vincitore dal voto di domenica è prima di tutto il governo, sottolinea unanime la stampa svizzera. «La fiducia nelle istituzioni è intatta», scrivono nel loro editoriale comune il Bund e il Tages Anzeiger, commentando il chiaro ‘no’ all’iniziativa per l’elezione popolare del governo.

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Governo «in-toc-ca-bi-le!»

«L’idea secondo la quale il parlamento, composto di una classe politica sospetta, e il Consiglio federale non sarebbero rappresentativi del vero popolo non attecchisce», osserva dal canto suo Le Temps. E questa è una costante, rincara la Neue Zürcher Zeitung, ricordando il fallimento negli ultimi anni di altre due iniziative (quelle denominate ‘Per il rafforzamento dei diritti popolari in politica estera’ e ‘Per la libertà d’espressione – niente museruola’) che andavano nella stessa direzione.

Anche se gli svizzeri possono mostrarsi molto critici nei confronti del Consiglio federale, quest’ultimo rimane «in-toc-ca-bi-le!», sottolinea 24 Heures. «Tutte le riforme istituzionali [che toccano il governo] importanti s’insabbiano. Perché? Sicuramente perché non vi è nessuna urgenza. Malgrado i suoi problemi, la Svizzera registra un tasso di disoccupazione molto basso, è tra i paesi più innovativi, ha una qualità di vita eccellente e non è sommersa dai debiti […]. Perché allora cambiare una formula vincente?».

«La maggioranza degli svizzeri continua inoltre a preferire l’equilibrio politico a un clima di conflittualità permanente verso il quale l’iniziativa dell’Unione democratica di centro [UDC, destra conservatrice] avrebbe potuto far scivolare il paese», analizza da parte sua La Regione Ticino.

Autogol dell’UDC

Un’UDC che ha interesse a chiedersi se con l’iniziativa di domenica «non abbia fatto un autogol e se non sia il caso di uscire finalmente dalla sindrome provocata dalla mancata rielezione di Christoph Blocher nell’ormai lontano 2007», osserva il Corriere del Ticino.

«Adesso che l’esercizio di psico-igiene è stato fatto, l’UDC dovrebbe impegnarsi seriamente a ritrovare una rappresentanza adeguata in governo. Dopo il no di ieri, ciò significa contribuire a plasmare dei candidati che in parlamento abbiano una chance di essere eletti», sottolineano il Bund e il Tages Anzeiger.

Asilo, un plebiscito per una maggiore coordinazione

Se il risultato del voto sull’iniziativa dell’UDC è stato netto, ancor più inequivocabile è stato il sostegno alla revisione della legge sull’asilo.

Per la ministra di giustizia e polizia Simonetta Sommaruga si è trattato di un «attestato di fiducia», scrivono il Tages Anzeiger e il Bund. Ciò non significa però che la pressione su di lei andrà scemando, anzi. «Tra due-tre anni ci dovranno essere dei risultati tangibili e le procedure dovranno essere accelerate». In tal senso decisiva sarà però la prassi e non tanto la legge. «Senza delle località adeguate, creare ulteriori centri di accoglienza rimane un’illusione; senza nuovi luoghi di detenzione i respingimenti  sono bloccati».

Oltre ad offrire una forte legittimazione popolare alla linea di rigore perseguita da Confederazione e cantoni, il plebiscito a favore delle nuove misure nei confronti dei richiedenti l’asilo «chiede alle autorità di realizzare davvero» un coordinamento delle politiche su scala federale, sottolinea dal canto suo il Corriere del Ticino. Per il quotidiano ticinese, occorrerà però vigilare affinché «la questione dei nuovi centri di esame e di disbrigo delle richieste venga risolto tenendo conto delle specificità della Svizzera» e la Confederazione non si senta autorizzate dalla nuove norme «a prevaricare le situazioni particolari dei cantoni e la specificità di ognuno dei comuni designati ad accogliere nuovi centri».

Nuovo giro di vite all’orizzonte

Per La Regione Ticino, «probabilmente gli unici a uscire perdenti da questo referendum sono i richiedenti l’asilo e più in generale gli stranieri che vivono in Svizzera. Il risultato con percentuali bulgare di ieri apre infatti le porte a ulteriori giri di vite e non faciliterà il compito della ministra di giustizia e polizia Simonetta Sommaruga in vista della nuova revisione della politica dell’asilo».

Un giro di vite ormai inevitabile, scrive La Liberté. «Questo risultato incomberà sulla revisione fondamentale del diritto d’asilo già avviata dal governo. E contribuirà a banalizzare gli attacchi contro ciò che fa la fierezza della Svizzera: la sua tradizione ‘umanitaria’».

Nello scrutinio federale del 9 giugno, 12 cantoni hanno effettuato con successo nuove prove di voto elettronico. Hanno scelto questa via 18’775 elettori sui circa 148mila che avrebbero potuto avvalersi del voto via internet, ha comunicato la Cancelleria federale.

La possibilità di votare online è data agli svizzeri all’estero iscritti nei registri elettorali dei cantoni dei Grigioni, Argovia, Basilea Città, Berna, Lucerna, San Gallo, Sciaffusa, Soletta, Turgovia, Friburgo, Ginevra e Neuchâtel.

In questi ultimi due, oltre che gli svizzeri all’estero, hanno la facoltà di votare elettronicamente anche parte degli elettori domiciliati nel cantone: circa 71’480 lo hanno fato in quello di Ginevra e 20’790 in quello di Neuchâtel.

L’e-voting per gli svizzeri all’estero è limitato a coloro che risiedono nei paesi dell’UE, nel Liechtenstein, Andorra, Cipro del Nord, Città del Vaticano, Principato di Monaco, San Marino oppure in uno dei 45 Stati membri dell’Accordo di Wassenaar. L’accordo disciplina l’impiego delle tecnologie a duplice uso, tra le quali la crittografia.

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