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Iran: un successo diplomatico accolto con scetticismo

La revoca delle sanzioni internazionali è stata accolta con entusiasmo dai parlamentari iraniani, riuniti a Teheran per discutere del budget statale per l'anno prossimo. Keystone


La revoca delle sanzioni internazionali imposte contro il regime di Teheran, dopo l’accordo raggiunto sul programma nucleare iraniano, viene vista dalla stampa svizzera come una luce di speranza nel tunnel mediorientale. Secondo molti commentatori va mantenuto tuttavia un certo scetticismo, almeno fino a quando non si vedranno cambiamenti radicali nella politica iraniana. 

L’accordo sul programma nucleare iraniano, che pone fine alle sanzioni internazionali, “potrebbe segnare l’inizio di una nuova era”. Ma anche in futuro l’Iran non sarà un partner “facile”, avvertono il Tages-Anzeiger e il Bund, nel loro commento comune, elencando una serie di ragioni. In primo luogo, “l’Iran non fa nulla per convincere Bashar al Assad ad accettare dei compromessi nella crisi siriana. Gli Hezbollah, sostenuti da Teheran continuano a partecipare a crimini di guerra, come l’assedio della città siriana di Madaya”. 

Obama ringrazia la Svizzera 

Il presidente americano ha ringraziato la Confederazione per il suo ruolo di mediazione e di facilitazione svolto nell’ambito della vertenza con l’Iran. 

Dal 1980, ossia dalla rottura delle relazioni diplomatiche tra Washington e Teheran, la Svizzera rappresenta gli interessi americani in Iran. 

La Svizzera ha inoltre dato un contributo importante nei negoziati sul programma nucleare iraniano, organizzando una lunga serie di incontri e di colloqui tra Ginevra e Montreux. 

Negoziati tenuti in Svizzera hanno inoltre permesso a Stati uniti e Iran di giungere ad una soluzione per lo scambio di prigionieri di entrambi i paesi. 

E anche in Iran, “i liberi pensatori sono tuttora condannati alla prigione o a colpi di frusta. Ancora oggi l’Iran è il paese della regione che esegue il maggior numero di pene capitali. Pur volendosi offrire come alleato nella lotta contro le milizie dello Stato islamico (IS), Teheran svolge in diversi luoghi uno ruolo destabilizzatore”, proseguono i due giornali, secondo i quali, “un avvicinamento economico e culturale può favorire i cambiamenti. Ma nessuno deve attendere ora che il regime di Teheran rinunci alle sue convinzioni ideologiche. Ciò sarebbe ingenuo”. 

Niente illusioni 

Anche per la Neue Zürcher Zeitung, il previsto avvicinamento tra i paesi occidentali e l’Iran non deve suscitare illusioni. L’accordo sul ridimensionamento del programma nucleare iraniano “rappresenta senza dubbio un grande progresso. Le limitazioni impediscono in una certa misura all’Iran di dotarsi di una bomba atomica nei prossimi 10 anni. Ma anche qui non bisogna illudersi. A Teheran non si intravedono segnali di un cambiamento radicale, di una rinuncia ad una politica nucleare dettata da ragioni di prestigio. Il regime mantiene aperta l’opzione di diventare tra dieci anni uno Stato emergente in campo nucleare”. 

Il ritorno dell’Iran sui mercati mondiali, dopo anni di isolamento, non porterà ad una febbre dell’oro, rileva ancora il giornale zurighese. “L’apertura avviene infatti in un momento in cui i prezzi del petrolio si trovano al loro livello più basso da 12 anni. Il fatto che il paese sia ancora lontano dall’essere uno Stato di diritto, dovrebbe inoltre far riflettere potenziali investitori. 

Per la Neue Zürcher Zeitung, l’accordo di Vienna “si basa sulla speranza che l’Iran riesca a riconoscere con il tempo i vantaggi di una reintegrazione nell’economia mondiale e che voglia così moderare il suo corso politico islamista e antioccidentale. Ciò costiuirebbe già un grande successo – ma sarebbe ingenuo dare per scontato uno sviluppo in questa direzione”. 

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Luce nel tunnel 

La fine della disputa con l’Iran sul programma nucleare rappresenta “una luce nel tunnel mediorientale”, agli occhi della Südostschweiz, secondo la quale dopo anni di isolamento “non vanno però attesi dei miracoli” da parte di Teheran. “L’accordo sul programma nucleare iraniano raggiunto a Ginevra, Losanna e a Vienna rimane estremamente fragile. Gli avversari dell’accordo, in Israele, a Riad o negli Stati uniti, non rinunceranno molto presso ad opporvi resistenza”. 

Per consolidare questo accordo sono ora necessari grandi sforzi da tutte le parti, aggiunge il quotidiano della svizzera sud-orientale. Innanzitutto occorrono “ulteriori passi in avanti per avvicinare Washington e Teheran. Anche se è troppo presto per una ripresa delle relazioni diplomatiche, non va spezzato il filo delle discussioni. Ma anche l’Europa non può accontentarsi di fare solo buoni affari con l’Iran. Dopo anni di profonda diffidenza, bisogna ricostruire la fiducia. E questo è compito della politica, non dell’economia (compresa quella svizzera, che ora vuole accorrere a Teheran per approfittare della revoca delle sanzioni)”. 

 Berna toglie le sanzioni contro l’Iran 

Congratulandosi con le parti per l’avvenuta applicazione dell’intesa sul nucleare, il governo svizzero ha annunciato a sua volta la revoca delle sanzioni imposte contro l’Iran. 

Berna aveva decretato le sue prime sanzioni contro Teheran nel febbraio 2007, conformemente alla risoluzione 1737 adottata il 23 dicembre 2006 dal Consiglio di sicurezza dell’Onu. Ne ha sospese una parte all’inizio del 2014, dopo una prima intesa interinale. 

Conformemente a quanto fanno Onu e Ue, la Svizzera mantiene alcune sanzioni relative al commercio e alla prestazione di servizi connessi agli armamenti e ai beni che potrebbero essere utilizzati per repressioni interne. 

Il commercio di beni nucleari e di beni a duplice impiego nel settore nucleare viene sottoposto all’obbligo di autorizzazione. Inoltre, per un limitato numero di persone e imprese, vengono mantenute le restrizioni di viaggio e quelle nel settore finanziario. 

Nel 2014, primo anno dopo la parziale soppressione delle sanzioni, il volume degli scambi tra Iran e Confederazione si era fissato a circa 640 milioni di franchi: la Svizzera ha esportato merci per 610 milioni e ne ha importate per 30 milioni.

Beniamino dell’Occidente 

“L’Iran, fino a poco fa un paria per la comunità internazionale, è diventato ora il beniamino dell’Occidente”, osserva, molto più pessimista, la Basler Zeitung, che affida al suo corrispondente in Israele il compito di valutare questo accordo. “Il rafforzamento dell’Iran e la paura dell’Arabia saudita continueranno a destabilizzare la regione. I mullah promuovono già oggi delle organizzazioni terroriste in tutto il Medioriente. Sostengono le milizie sciite dell’Hezbollah, cercano di salvare il despota siriano, finanziano gruppi terroristici palestinesi. Dopo la fine delle sanzioni, Teheran disporrà perfino di più soldi per aiutare i suoi alleati”. 

“Il conflitto tra Teheran e Riad ostacola una soluzione nella crisi siriana, in cui i due paesi si trovano su fronti opposti. L’Iran sostiene Bashar al Assad, mentre l’Arabia saudita i ribelli. Se le relazioni tra questi due paesi continuano a peggiorare, una soluzione non si prospetta neppure in Yemen e in Iraq. Ad approfittarne saranno proprio coloro che costituiscono le peggiori bande criminali agli occhi degli occidentali, ossia Al Quaida e lo Stato islamico”. 

Mediazione svizzera 

Le Temps rende invece omaggio al ruolo svolto dalla Svizzera con la sua opera di mediazione che ha favorito la conclusione dell’accordo sul programma nucleare. “La Svizzera, con i suoi buoni uffici, ha creato il contesto favorevole all’incontro tra i negoziatori. È grazie a lei che Stati uniti e Iran hanno proseguito il dialogo: la nostra ambasciata a Teheran ha rappresentato gli interessi americani in Iran, in modo da lasciar sussistere un punto di contatto. Grazie a lei sono stati organizzati, con la precisione di una meccanica svizzera, dei negoziati”. 

“Tutto questo ci proietta verso un futuro migliore, verso una maggiore stabilità nel mondo. Ciò dimostra che un piccolo paese può svolgere il suo ruolo”; sottolinea il giornale romando. “Dopo essere stata sfidata da altri paesi nell’ambito dei negoziati di pace tenuti negli ultimi anni, la Confederazione ritorna ora con forza su uno dei dossier più scottanti dell’attualità internazionale dalla fine degli anni settanta”. 

Una via per la diplomazia 

“Per coloro che ne dubitavano ancora, la mediazione svizzera è ben viva”, si entusiasma anche la Tribune de Genève. “Non è morta nel 1990, dopo la fine della Guerra fredda. Non è diventata insignificante dopo lo smantellamento dell’Unione sovietica e l’avvento di un mondo che si credeva ‘unipolare’, ossia dominato soltanto dalla superpotenza americana. Al contrario, in questo periodo torbido si vede bene come la Svizzera stia tentando di rendersi utile. Non solo sul dossier iraniano, ma anche nel difficile conflitto in Ucraina, nella terribile guerra in Siria, senza dimenticare lo Yemen”. 

“Ciò dimostra che esiste ancora una via per la diplomazia. E che il ruolo di paese facilitatore è più che mai indispensabile”, ritiene il foglio ginevrino. “Berna ha indicato che sono state necessarie discussioni confidenziali di quattordici mesi in Svizzera, fino a quando Stati uniti e Iran sono riusciti ad accordarsi su uno scambio di prigionieri”.

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