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Sei morti al giorno nel Mediterraneo

Nel 2018, 2'275 persone sono morte o scomparse cercando di attraversare il Mediterraneo. È quanto emerge da un rapporto dell'Alto Commissariato dell'Onu per i rifugiati.

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“Salvare vite umane in mare non è né una scelta, né una questione politica, bensì un obbligo secolare”, sottolinea Filippo Grandi in un comunicatoCollegamento esterno.

Per l’Alto commissario per i rifugiati, “possiamo porre fine a queste tragedie avendo il coraggio e l’ambizione di guardare più in là del prossimo battello, adottando un approccio a lungo termine fondato sulla cooperazione regionale e centrato sulla vita umana e la dignità”.

Nel rapporto presentato mercoledì e intitolato “Viaggi disperatiCollegamento esterno“, l’Unhcr rileva che nel 2018, nonostante il numero di arrivi sia stato molto più basso rispetto agli anni precedenti, il tasso di mortalità è fortemente aumentato.

“Sulla rotta dalla Libia all’Europa, ad esempio, il tasso è passato da un morto ogni 38 persone nel 2017 a uno ogni 14 nel 2018 […] a seguito di una significativa riduzione della complessiva capacità di ricerca e di soccorso”, si legge nel documento. Ancor più pesante il bilancio nel Mediterraneo occidentale, lungo la rotta per la Spagna. Qui il numero di morti è quasi quadruplicato rispetto all’anno precedente.

L’Unhcr sottolinea anche che gli itinerari seguiti dai migranti sono cambiati. Per la prima volta negli ultimi anni, la Spagna è diventata il principale punto d’entrata in Europa, con circa 6’800 arrivi via terra a Ceuta e Mellila e altri 58’600 via mare.

Nel rapporto, l’agenzia dell’Onu rileva inoltre che l’85% delle persone soccorse nella Search and Rescue Region (SRR) dalla Guardia costiera libica sono state fatte sbarcare in Libia, dove sono detenute “in condizioni tremende”. L’anno precedente il 54% delle persone soccorse in questa zona erano invece state sbarcate in Europa.

Il 2018 ha però anche portato alcuni sviluppi positivi, aggiunge l’Unhcr. Un numero maggiore di Stati si è impegnato a reinsediare i rifugiati evacuati dalla Libia e a ricollocare le persone soccorse nel Mediterraneo centrale, “segno delle potenzialità di un’azione internazionale congiunta”.

E proprio in questo ambito, l’Italia e altri paesi europei hanno raggiunto un accordo per risolvere la situazione dei 47 migranti a bordo della Sea Watch, la nave bloccata da giorni davanti al porto di Siracusa.

Durante il vertice di Nicosia, sette paesi dell’UE hanno dato la loro disponibilità ad accogliere questi migranti.

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