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Ramadan torna nella tana del lupo

Appello di Ramadan alla libertà di espressione Keystone

Di ritorno negli Stati Uniti dopo un divieto di entrata durato sei anni, l’intellettuale ginevrino ha ribadito davanti a un folto pubblico il diritto alla libertà di espressione e la necessità di un maggior dialogo con la comunità musulmana.

«Il pericolo, o la minaccia, per le società europee e americane non è sicuramente la presenza di una comunità musulmana», ha spiegato Ramadan nel corso di una tavola rotonda a New York. «È la paura di questa presenza che ci induce a tradire i nostri principi».

Bandito dagli Stati Uniti nel 2004 per presunti legami con il terrorismo, Ramadan vi è tornato per la prima volta mercoledì. Al suo arrivo all’aeroporto è stato trattenuto per un’ora dalle autorità e interrogato sul contenuto del suo intervento alla scuola Cooper Union.

«Conosco i motivi per i quali mi hanno allontanato da questo paese, ma non ho intenzione di tacere di fronte agli errori della politica statunitense, alla scelta sbagliata e illegale di mandare soldati in Iraq o al mancato sostegno al popolo palestinese».

Noi contro di loro

«Appena dopo gli attentati dell’11 settembre, l’ex presidente George Bush parlava dei musulmani come di gente che non “condivide i nostri valori”, come di un universo diviso in due “noi contro di loro”». Era chiaro che Bush stava parlando unicamente degli estremisti, ma «implicitamente il messaggio che traspariva era quello di un problema di fondo con tutta la comunità musulmana», spiega Ramadan.

L’intellettuale ginevrino, professore di studi islamici all’Università di Oxford in Inghilterra, ritiene che in Europa e negli Stati Unti i musulmani non siano ancora considerati come veri cittadini. «Si continua a parlare degli “altri”, come fossero outsider all’interno della stessa società».

Stando a Ramadan, i fatti dimostrano che in Europa e in Nord America ci sono milioni di musulmani ben integrati, che rispettano la legge, conoscono le lingue e le tradizioni del posto.

L’integrazione passa dai giovani

I paesi occidentali non devono più focalizzarsi su «un’integrazione forzata» dei musulmani, ma sul modo in cui possono dare un contributo positivo alla società. I giovani stanno spianando la strada verso un maggior dialogo, prosegue Ramadan, sottolineando il ruolo delle donne quale «forza trainante».

Molte donne, ha ricordato Ramadan, scelgono intenzionalmente di portare il velo o il burqa per dare maggior risalto alla loro fede. «Se ci limitiamo a guardare il modo in cui le donne sono vestite, possiamo credere che siano oppresse da una società maschilista. Ma se ascoltiamo i loro discorsi e osserviamo il modo in cui sono coinvolte nella vita comunitaria, scopriamo l’esistenza di una nuova leadership».

Per quanto riguarda i dibattiti in corso in diversi paesi sul divieto di portare il burqa, Ramadan ha puntualizzato che non si tratta di dire alle donne come devono vestirsi o come non devono vestirsi. «L’unica posizione femminista accettabile è dire alle donne “vestitevi come volete”. Bisogna lasciar loro una vera autonomia».

Assenza prolungata

Sei anni fa, l’amministrazione Bush aveva vietato l’ingresso negli Stati Uniti a Ramadan a causa del sostegno finanziario accordato tra il 1998 e il 2002 all’Associazione di soccorso palestinese, con sede in Svizzera. Quest’ultima era stata inserita nel 2003 in una lista nera: era accusata di sostenere il terrorismo e di aver partecipato al finanziamento del movimento islamista Hamas.

Ramadan si è sempre definito un promotore della pace, senza alcun legame con i gruppi terroristici e contrario a un Islam estremista. Nel mese di gennaio, la segretaria di Stato americana Hillary Clinton ha annullato il divieto imposto al professore svizzero di origine egiziana. Da New York, Ramadan andrà a parlare con gli studenti di Chicago e Detroit e incontrerà i membri del Congresso degli Stati Uniti la prossima settimana a Washington.

Karin Kamp, New York, swissinfo.ch
(Traduzione e adattamento dall’inglese)

Filosofo nato a Ginevra nel 1962 da una famiglia di origine egiziana. Suo nonno materno è Hassan Al Banna, il fondatore del movimento dei Fratelli musulmani.

Ha studiato filosofia all’università di Ginevra e ottenuto il dottorato con una tesi su Friedrich Nietzsche. In seguito ha studiato diritto islamico all’università Al-Azhar del Cairo, in Egitto.

È autore di numerosi libri ed è considerato uno dei pensatori più influenti dell’islam europeo. La sua opera è molto popolare tra i musulmani di Francia, Svizzera e Belgio.

Nel 2004 il governo degli Stati Uniti gli ha negato il visto d’entrata, impedendogli di assumere un incarico d’insegnamento alla università di Notre Dame nell’Indiana. Nel luglio del 2009 un giudice statunitense ha dichiarato «infondate» le accuse contro Ramadan.

Tariq Ramadan è un personaggio polemico e controverso. Numerosi intellettuali, giornalisti e politici europei lo accusano di essere un «maestro del doppio gioco» e di seguire quella che definiscono una «agenda occulta». Il filosofo francese Bernard Henri Lévi lo ha definito un «polemista temibile».

La rivista statunitense Time lo ha incluso in un elenco delle «100 persone più influenti al mondo». È stato consulente di vari governi europei su temi relativi all’islam e ha insegnato, tra l’altro, in università svizzere, britanniche e olandesi.

Nel gennaio del 2010 la segretaria di Stato americana Hillary Clinton ha annullato il divieto imposto a Ramadan di entrare negli USA.

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