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Gli svizzeri in Italia si chinano sui problemi dei giovani

Sorrento è diventata questa fine settimana la capitale degli svizzeri in Italia wikipedia.org

La crisi economica sta peggiorando le prospettive di un impiego anche per i giovani svizzeri in Italia. Nel suo congresso annuale, tenuto sabato a Sorrento, il Collegamento degli svizzeri in Italia si è quindi occupato delle possibilità di studio e tirocinio in Svizzera.

“In un momento di difficoltà economiche, come queste, è importante che i giovani svizzeri in Italia possano fare le scelte giuste di formazione professionale o di ricerca di una prima attività lavorativa”, ha sottolineato la presidente del Collegamento degli svizzeri dell’estero Irène Beutler-Fauguel, aprendo i lavori del 74esimo congresso, a cui hanno preso parte per la prima volta anche diversi giovani.

In Italia, la disoccupazione giovanile figura già da molti anni tra le più alte in Europa. Con la crisi del debito, la Penisola è slittata in una fase di recessione, che sta aggravando ulteriormente il problema. Non vi è quindi da stupirsi se, da parte dei figli di emigrati svizzeri in Italia, sia aumentato l’interesse per proseguire gli studi o iniziare un tirocinio in Svizzera, in modo da trovare uno sbocco professionale più sicuro.

“Le domande di formazione e di borse di studio da parte dei giovani svizzeri residenti in Grecia sono salite del 50%. Una crescita è pure visibile da mesi dalla Spagna e, da qualche tempo, anche dall’Italia”, osserva Sarah Mastantuoni, responsabile del servizio giuridico dell’Organizzazione degli svizzeri dell’estero (OSE), che offre tra l’altro consulenza ai giovani rossocrociati in materia di formazione e borse di studio in Svizzera.

Vantaggi e svantaggi

Invitato dal Collegamento, Diego Erba, coordinatore del Dipartimento dell’educazione del canton Ticino, ha tracciato un quadro del complesso sistema educativo svizzero. “Rispetto a quello italiano, il nostro sistema ha in qualche modo lo svantaggio di non essere centralizzato. Le competenze sono ripartite tra Confederazione, Cantoni e Comuni. E, per alcuni livelli scolastici, vi sono addirittura 26 sistemi diversi, uno per ogni Cantone. Per un giovane svizzero che vive all’estero è quindi più difficile capire quali opportunità vengono offerte in Svizzera e come muoversi”.

“Nel contempo, il sistema elvetico offre però anche il vantaggio di essere poco ideologizzato e molto pragmatico. I suoi obbiettivi sono innanzitutto di permettere ai giovani di inserirsi nel mondo del lavoro. Ciò che funziona alquanto bene: ad esempio, tra gli studenti che concludono l’Università della Svizzera italiana, il 94% trova un lavoro, il 3% prosegue gli studi, l’1% inizia altre attività e solo il 2% rimane qualche tempo alla ricerca di un impiego”, ha aggiunto Erba.

Una situazione dovuta anche al fatto che il sistema educativo elvetico indirizza i giovani verso una professione già a partire dalla fine delle scuole medie. Soltanto il 20% nella Svizzera tedesca e il 30% in quella francese e italiana seguono studi in una scuola superiore. Gli altri iniziano già dopo la scuola dell’obbligo un tirocinio, che consente loro di entrare immediatamente a contatto con il mondo del lavoro.  

Modello di successo

Verena Zwicki, ex direttrice della Scuola svizzera di Milano, ha rammentato a tale proposito le qualità del sistema di tirocinio svizzero, basato sul modello duale: i giovani apprendisti lavorano, in media, 3 – 4 giorni la settimana e studiano nelle ore rimanenti. “È un modello di successo, poiché la maggior parte dei giovani trovano poi un primo lavoro nell’azienda in cui hanno fatto il tirocinio”.

“Molti manager e imprenditori svizzeri hanno cominciato la loro carriera con un tirocinio e non hanno fatto studi universitari. Tra questi, il miliardario Thomas Straumann, diventato ricco con gli impianti dentari, e l’ex presidente del consiglio d’amministrazione della Migros Jules Kyburz”, ha rilevato Verena Zwicki, che assieme a diversi altri oratori ha indicato ai giovani presenti la strada da seguire per avvicinarsi al sistema di formazione e d’inserimento professionale della Svizzera.

Priorità dell’OSE

Nel corso dell’Assemblea generale del Collegamento, il direttore dell’OSE Rudolf Wyder ha da parte sua indicato le priorità strategiche seguite dall’organizzazione, che si batte per difendere e promuovere dinnanzi alle autorità elvetiche gli interessi dei connazionali residenti in altri paesi.

Innanzitutto la rapida introduzione di una legge quadro di applicazione della politica federale nei confronti della Quinta Svizzera, di cui anche il governo ha riconosciuto la mancanza. Scopo di questa legge sarebbe di coordinare meglio le attività dei vari dipartimenti e uffici federali che si occupano delle questioni degli svizzeri dell’estero e, eventualmente, di riunire le competenze in un solo dipartimento.

“A differenza di molti altri paesi europei, la Svizzera non dispone di una politica globale e unitaria nei confronti della sua diaspora”, ha ricordato Rudolf Wyder. “Attualmente i compiti sono distribuiti in quasi ogni dipartimento federale”.

Le attività consolari sono di competenza del Dipartimento degli affari esteri, le assicurazioni sociali vengono gestite del Dipartimento degli interni, la doppia imposizione fiscale è regolata dal Dipartimento delle finanze. Inoltre, il Dipartimento di giustizia e polizia si occupa dell’aiuto sociale per i cittadini espatriati in difficoltà, il Dipartimento della difesa dell’obbligo di prestare servizio militare e la Cancelleria federale è garante dei diritti politici.

Politica più coerente

“Dividi ed impera, si dice. Ma in questo caso succede il contrario: nessuno dirige e nessuno coordina. Manca quindi una politica coerente che tenga conto della forte crescita e del peso politico della Quinta Svizzera. E che permetta anche di riconoscere la sua importanza per lo sviluppo del paese. Con le loro esperienze all’estero, le loro conoscenze e le loro attività economiche o di ricerca scientifica, gli svizzeri espatriati offrono un grande contributo alla Svizzera”, sottolinea Rudolf Wyder.

Il direttore dell’OSE spera che un progetto di legge possa essere sottoposto ben presto al Parlamento e si dice fiducioso sulle prospettive di sostegno da parte delle Camere federali. Con la nuova legislatura, sono saliti a 111 i parlamentari, provenienti da ogni partito, che hanno aderito al gruppo di sostegno degli interessi della Quinta Svizzera.

L’altra grande priorità riguarda l’introduzione del voto elettronico generalizzato entro le elezioni federali del 2015. Per far pressione sul governo, affinché non si perda altro tempo, l’OSE ha deciso di lanciare una petizione, per la quale sono già state raccolte 8’000 firme. Rudolf Wyder si augura di raggiungere diverse decine di migliaia di firme entro il prossimo 18 agosto, quando la petizione sarà consegnata al ministro degli esteri Didier Burkhalter, in occasione del Congresso degli svizzeri dell’estero in programma a Losanna.

Appuntamento quindi in agosto nel capoluogo vodese per gli espatriati interessati, residenti in ogni parte del mondo, e a Bergamo nel maggio 2013 per il prossimo congresso del Collegamento svizzero in Italia.

La colonia italiana è la comunità straniera più numerosa in Svizzera: oltre mezzo milione di persone possiedono la cittadinanza italiana o la doppia cittadinanza.

In Italia risiede la quarta comunità di svizzeri all’estero in ordine di grandezza, dopo quelle di Francia, Germania e Stati Uniti.

Alla fine del 2011 quasi 50’000 cittadini elvetici erano registrati  nei tre consolati svizzeri in Italia. I due terzi vivono nel nord del Paese.

Con una quota pari al 9,5% del commercio estero elvetico, la Penisola è il secondo partner economico della Svizzera, dopo la Germania.
 
L’Italia è il secondo principale fornitore di beni e servizi (11% delle importazioni elvetiche) e costituisce il terzo mercato d’esportazione (9% delle esportazioni elvetiche).
 
La Confederazione figura invece al sesto rango tra i partner economici dell’Italia. Le esportazioni di prodotti italiani sul mercato elvetico raggiungono circa 20 miliardi di franchi all’anno.
 
La Svizzera è il sesto investitore estero in Italia (20 miliardi di franchi a fine 2010). Tra le principali aziende svizzere attive in Italia vi sono ABB, Nestlé, Novartis, Roche, Zurich, UBS, CS e Swisscom
 
Le imprese elvetiche danno lavoro ad oltre 75’000 persone nella Penisola. Oltre 55’000 cittadini italiani attraversano inoltre ogni giorno la frontiera per lavorare sul territorio elvetico.
 
Tra le maggiori imprese italiane attive in Svizzera vi sono invece Generali, Fiat, Pirelli e Bulgari. Gli investimenti italiani nella Confederazione, a cui sono legati 13’000 posti di lavoro, ammontano a 6 miliardi di franchi all’anno.

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