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Gli attacchi contro la doppia nazionalità irritano la diaspora elvetica

Candidati al governo svizzero, Pierre Maudet (a sinistra) e Ignazio Cassis hanno suscitato un acceso dibattito in Svizzera sulla compatibilità della funzione di ministro con il fatto di possedere la doppia nazionalità. Keystone

I candidati al governo svizzero e gli eletti con la doppia cittadinanza sono presi di mira dalla destra conservatrice che mette in dubbio la loro lealtà nei confronti della Svizzera. Una polemica che coinvolge anche gli Svizzeri all’estero: quasi tre quarti di loro in effetti sono in possesso di un secondo passaporto oltre a quello rossocrociato.

Un consigliere federale ha il diritto di avere due passaporti? Ignazio Cassis e Pierre Maudet hanno entrambi risposto – a modo loro – negativamente a questa domanda. Il ticinese, favorito nella corsa alla successione di Didier Burkhalter al Consiglio federale, ha dichiarato di aver restituito «spontaneamente» il passaporto italiano nel momento della sua candidatura. Per quanto riguarda il ginevrino Pierre Maudet, si è detto pronto a rinunciare alla sua nazionalità francese nel caso in cui venisse eletto in governo.

Molti considerano queste dichiarazioni come una concessione fatta alla destra conservatrice, che ha da sempre visto di cattivo occhio i cittadini con doppia nazionalità. «Si tratta di un atto simbolico, con uno scopo puramente elettorale, che dovrebbe offrire delle garanzie alla destra del parlamento. In particolare ai diversi consiglieri nazionali dell’Unione democratica di centro, che avranno un forte impatto sull’elezione» ha dichiarato il politologo Pascal Sciarini, interpellato da Migros Magazine.

«Un arricchimento» per la Svizzera

Questa rinuncia irrita anche gli oltre 775’000 svizzeri che vivono all’estero: la netta maggioranza di quest’ultimi (73,5%, circa 570’000 persone) ha in effetti la doppia nazionalità. E in alcuni Paesi, come in Francia, Italia, Australia o Argentina, il tasso supera addirittura l’80%.

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«Biasimiamo questa decisione, perché sottintende che i binazionali non siano degli svizzeri a tutti gli effetti» afferma Ariane Rustichelli, direttrice dell’Organizzazione degli Svizzeri all’estero (OSECollegamento esterno). «Riteniamo invece che la doppia nazionalità sia un arricchimento, perché offre una visione e un modo di pensare differenti rispetto a certe realtà. Avere due passaporti può essere interessante, anche per un consigliere federale. In alcuni casi potrebbe addirittura facilitare le negoziazioni con altri Paesi».

Secondo Ariane Rustichelli, la polemica sulla doppia nazionalità emersa durante la campagna per l’elezione di un nuovo consigliere federale, è rivelatrice di una visione arretrata di cosa significhi essere svizzeri o svizzeri residenti all’estero. «Si fa una totale astrazione della mobilità internazionale, sebbene sia non solo una realtà ma anche una necessità nel 2017» fa notare la direttrice dell’OSE.

Svizzeri all’estero dimenticati

I ricorrenti attacchi dell’UDC contro i cittadini col doppio passaporto non si rivolgono in primo luogo ai 570’000 Svizzeri all’estero, ma piuttosto alle oltre 870’000 persone con la doppia cittadinanza che risiedono in Svizzera, secondo Ariane Rustichelli.

«I politici tendono spesso a dimenticare gli Svizzeri all’estero. Ne abbiamo avuto riconferma quest’estate con la misura proposta da Petra Gössi. La presidente del Partito liberale radicale ha preso di mira i pensionati residenti all’estero, senza immaginare per un solo istante che avrebbe sollevato un polverone in seno alla diaspora».

Detto questo non bisogna nemmeno far prova di eccessiva ingenuità, continua la direttrice dell’OSE. «Gli studi mostrano che gli Svizzeri all’estero nelle votazioni propendono piuttosto verso il centro-sinistra. Sarebbe dunque lecito chiedersi se i partiti di destra non siano interessati a limitare il numero di Svizzeri all’estero in grado di esercitare i propri diritti politici».

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Traduzione dal francese di Barbara Buracchio

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