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Il voto degli svizzeri all’estero per posta diplomatica?

Il corriere aereo diplomatico sarà la soluzione all'annoso problema degli espatriati elvetici che restano esclusi dalle votazioni e dalle elezioni in Svizzera a causa di lungaggini postali nei paesi in cui risiedono? Un postulato invita a sperimentare questa via. Keystone / Erik S. Lesser

Nuovo tentativo di risolvere un vecchio problema che colpisce migliaia di svizzeri all'estero. Tanti sono infatti coloro che ricevono troppo tardi i documenti per le votazioni e le elezioni. Cosicché il loro voto svanisce nelle cassette postali in giro per il mondo. La soluzione è l'invio nelle ambasciate?

Si tratta di un semplice postulato che arriverà al Consiglio nazionale (Camera del popolo) in dicembre. Ma la mossa del parlamentare liberale radicale (PLR) Andri Silberschmidt è tutt’altro che un colpo di testa.

Il deputato si è concentrato su ciò che è fattibile, ha effettuato i debiti chiarimenti e ha sensibilizzato tempestivamente gli attori più importanti: la Cancelleria federale e il Dipartimento degli affari esteri (DFAE) sono stati informati in anticipo. Entrambi hanno dato “segnali positivi”, assicura il liberale radicale. “In base ai miei sforzi, spero che il Consiglio federale raccomandi di accettare il mio postulato”, aggiunge.

Accorciare il percorso postale internazionale

La sua idea non è né rivoluzionaria né completamente nuova. Negli ambienti degli svizzeri all’estero se ne parla da molto tempo: i corrieri diplomatici hanno lo scopo di accelerare notevolmente la consegna della posta. Le buste con le schede di voto sarebbero inviate in blocco dalla Svizzera alle missioni diplomatiche all’estero, e da lì sarebbero inviate individualmente ai cittadini elvetici tramite i servizi postali locali.

Gli elettori manderebbero poi schede e documenti compilati alle ambasciate e ai consolati. Questi li riunirebbero e inoltrerebbero in Svizzera. Arriverebbero così alle urne puntualmente. O almeno, così si prevede, benché anche con questo percorso, in ultima analisi i tempi di recapito dipendono dalla velocità dell’ufficio postale locale o dei corrieri privati.

Per inciso, gli espatriati statunitensi in tutto il mondo hanno appena preso parte alle elezioni presidenziali tramite posta diplomatica, comprese quelle in Svizzera.

Andri Silberschmidt, deputato PLR: “O si ha la cittadinanza, o non la si ha!” Keystone / Alessandro Della Valle

Il punto critico di una simile soluzione è il fatto che la spedizione del materiale di voto è competenza di Cantoni e Comuni, e non della Confederazione, che invece dispone della rete delle missioni diplomatiche. “È così perché gli svizzeri all’estero in alcuni casi hanno il diritto di votare a livello cantonale e comunale”, afferma Silberschmidt. “Per questo, non vogliamo modificare l’intera ordinanza sugli svizzeri all’estero”.

Secondo Andri Silberschmidt, si dovrebbero invece creare le basi affinché il DFAE e per esempio il Cantone di Zurigo, nell’ambito di un progetto pilota, possano coordinare insieme in tal modo le spedizioni per una votazione, idealmente già in febbraio.

Se proposte pragmaticheCollegamento esterno simili a quella di Silberschmidt non sono state attuate prima è anche dovuto al fatto che tutti gli sforzi miravano a un grande progetto. Si volevano eliminare i problemi con il voto elettronico, e questo su tutta la linea.

La Cancelleria federale e i Cantoni vi hanno investito molto tempo e denaro. Invano: l’e-voting è naufragatoCollegamento esterno. I problemi di sicurezza sono diventati evidenti. In campo politico lo scetticismoCollegamento esterno è cresciuto. I Cantoni a loro volta hanno rinunciatoCollegamento esterno a continuare. Il voto elettronico non è ancora ufficialmente sepolto. Ma all’orizzonte non si profila alcuna vigorosa alleanza che potrebbe rilanciare il progetto. Andri Silberschmidt dice pacatamente: “Rispetto all’e-voting, portiamo un rimedio rapido”.

Sollecitate misure

Il problema non solo esiste da molto tempo, ma è anche ulteriormente peggiorato a causa della crisi del coronavirus. Nel suo postulato, Andri Silberschmidt cita un articolo di swissinfo.chCollegamento esterno sulla votazione federale dello scorso settembre. Circa 30mila voti dall’estero – secondo una stima – non sarebbero arrivati nelle urne, a causa di lungaggini postali. Nel suo atto parlamentare, il deputato liberale radicale argomenta che ciò potrebbe “avere un peso particolarmente significativo nei casi in cui i risultati di elezioni e votazioni sono serrati”.

Inoltre, “secondo la Costituzione federale, i diritti politici sono garantiti”. Poiché è dimostrato che un gran numero di svizzeri all’estero non può o non può sempre esercitare i propri diritti politici, è necessario adottare adeguati provvedimenti, scrive Silberschmidt.

Rafforzamento delle possibilità di partecipazione democratica degli svizzeri all’estero

Il Consiglio federale è incaricato di esaminare e di presentare un rapporto sulla possibilità di semplificare l’invio e il recapito di documenti elettorali e di voto della Confederazione da parte di cittadini svizzeri all’estero. Il rapporto deve essere stilato sulla base di un progetto pilota.

Questo progetto pilota può comprendere quanto segue:

1) Utilizzo del corriere diplomatico

2) Proroga dei termini per l’invio dei documenti di voto

Con questi possibili e ulteriori adeguamenti si dovrebbe assicurare che gli svizzeri all’estero ricevano per tempo i documenti per le elezioni e le votazioni federali e possano avere accesso più facilmente alla partecipazione democratica.

Anche in tempi di crisi globale, questa partecipazione non dovrebbe essere limitata. La possibilità di una partecipazione ai costi per gli svizzeri all’estero in zone remote può essere esaminata.

Silberschmidt fa parte dell’ala del PLR che rappresenta il neoliberalismo economico. Nella sua cerchia politica, taluni ritengono i diritti di voto e di elezione dovrebbero essere legati al luogo di residenza e di domicilio fiscale. Di conseguenza, i cittadini all’estero non dovrebbero necessariamente partecipare ai processi democratici in patria. “Questa non è decisamente la mia posizione”, si distanzia il giovane PLR. “O si ha la cittadinanza, o non la si ha”.

Non tutti ne beneficiano allo stesso modo

Egli vede però un limite: lo Stato ha teoricamente un certo dovere, ma non necessariamente la possibilità di collegare alla democrazia nel loro Paese d’origine tutti i cittadini fino alle valli più remote dell’Himalaya. È anche consapevole che i cittadini all’estero che vivono vicino a rappresentanze diplomatiche beneficerebbero maggiormente della sua soluzione rispetto a quelli in paesi in cui la Svizzera non ha alcuna rappresentanza. Perché lì sarebbero necessari ulteriori servizi di corriere.

Perciò nella sua proposta menziona anche “l’eventuale partecipazione ai costi degli svizzeri all’estero in zone remote”. La formulazione è anche una concessione. Andri Silberschmidt spiega di avere percepito “preoccupazioni riguardo ai costi” durante le sue indagini preliminari.

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Dibattito
Moderato da: Christian Raaflaub

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Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi

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