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Svizzera e Banca Mondiale, 25 anni di collaborazione e controversie

Il ministro dell’economia elvetico Johann Schneider-Ammann ha ricevuto mercoledì a Berna il presidente della Banca mondiale (BM) Jim Yong Kim in occasione del 25esimo anniversario della presenza della Svizzera in questa istituzione e nel Fondo monetario internazionale (FMI). Un quarto di secolo che però non è stato privo di polemiche e critiche.

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Schneider-Ammann ha aperto la cerimonia per celebrare la ricorrenza con un discorso di benvenuto prima di passare la parola a Jim Yong Kim.

Da parte sua il presidente della Banca mondiale – organismo nato sulle rovine della seconda guerra mondiale per promuovere lo sviluppo concedendo prestiti ai paesi in difficoltà – ha espresso ammirazione per la partnership collaborativa e il ruolo costruttivo della Svizzera. Ha inoltre espresso gratitudine a Berna per aver contribuito con 645 milioni di franchi alla 18esima ricostituzione dei fondi dell’Associazione internazionale per lo sviluppo.

Schneider-Ammann ha sottolineato il ruolo significativo dell’organizzazione nell’affrontare sfide come i mutamenti climatici, le crisi finanziarie, le catastrofi naturali o i flussi migratori. È fondamentale che la Banca agisca in piena autonomia, ha spiegato, esortandola a non disperdersi in tante attività, ma a concentrarsi sulle sue competenze di fondo e ad attribuire crediti con maggiore selettività.

Sottoscritti due programmi

A margine della conferenza Schneider-Ammann e Jim Yong Kim hanno sottoscritto due programmi. Il primo promuove riforme in materia di approvvigionamento energetico nei Paesi in via di sviluppo e quindi una crescita economica che sia clima-compatibile. Il secondo sostiene i paesi affinché gestiscano con maggior senso di responsabilità le finanze pubbliche e in particolare l’indebitamento, sempre nella prospettiva di ridurre la loro vulnerabilità agli shock finanziari.

Contestazioni

L’adesione della Svizzera alla Banca mondiale 25 anni fa non è avvenuta senza contestazioni: il popolo disse alla fine sì all’organizzazione internazionale e allo FMI il 17 maggio 1992.

Berna stanziava fondi alla Banca mondiale dagli anni Sessanta ma la Svizzera vi aveva solo lo statuto di osservatore. La questione della sua adesione si pose a più riprese ogni volta con una risposta negativa. Nel 1982, il Consiglio federale decise di pronunciarsi a favore di un’adesione, senza tuttavia fissare una data o condizioni.

Al momento della dissoluzione dell’Unione sovietica all’inizio degli anni ‘90, venne stato creato un 23esimo seggio destinato alla Russia. La Svizzera ebbe allora l’opportunità di avere un posto nel consiglio esecutivo: per raggiungere questo obiettivo si è quindi alleata alle repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale e alla Polonia, formando un gruppo di voto e ottenendo così il 24esimo seggio. Ma questo ruolo attivo suscitò varie critiche in Svizzera, sia da sinistra che da destra. Alla fine un centinaio di organizzazioni lanciarono un referendum contro l’adesione: ma il popolo diede il suo benestare.

La Banca mondiale ha 189 membri. Creata nel 1944 a Bretton Woods nel New Hampshire, la BM impiega oltre 10’000 collaboratori di 170 paesi. Sul suolo elvetico l’organizzazione gestisce un ufficio a Ginevra.

L’istituzione ha quale compito di combattere la povertà. Si è fissata due obiettivi da raggiungere entro il 2030: fare in modo che la quota della popolazione mondiale che vive con meno di 1,9 dollari al giorno passi sotto la soglia del 3% e promuovere la crescita dei redditi per il 40% della popolazione più sfavorito in ciascun paese.

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