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Vasta adesione al referendum sulla caccia

Una lince in cattività con i suoi piccoli
Una lince in cattività con i suoi piccoli Keystone / Programa De Conservacion Ex/hand

Sono più del previsto le firme raccolte dai promotori del referendum, lanciato lo scorso 8 di ottobre, contro le norme meno rigide votate dalle Camere federali sulla caccia.


Sono state infatti oltre 65’000 le adesioni certificate dai comuni e depositate alla cancelleria federale (ne erano necessarie 50’000 per la riuscita del referendum). In realtà le sottoscrizioni messe assieme da varie associazioni ambientaliste (Pro Natura, Wwf, BirdLife, Gruppo Lupo Svizzera e zooschweiz), molto in anticipo rispetto al termine indicato del 16 gennaio, sono state circa centomila, a testimonianza del sostegno popolare di cui gode lo schieramento referendario.

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“Siamo felici che il popolo svizzero abbia l’opportunità di lanciare un segnale importante alle urne in favore di una protezione delle specie al passo con i tempi”, scrivono nella nota odierna le organizzazioni animaliste.

Con la revisione di legge specie animali protette, sottolineano sempre gli oppositori, potrebbero essere abbattute preventivamente, cioè senza aver mai causato alcun danno. Questo significa che castori, aironi cenerini, cigni reali o linci potranno in qualsiasi momento finire sulla lista delle specie “regolabili” – tra le quali al momento figura solo il lupo e lo stambecco – senza che il popolo o il parlamento possano esprimersi in merito.

Inoltre il parlamento, dove a giudizio degli oppositori hanno prevalso gli interessi di cacciatori e agricoltori, ha deciso che i lupi possano essere uccisi per regolamentarne la popolazione, senza che essi abbiano causato danni e senza che siano state preventivamente adottate misure a tutela del bestiame. In seguito alla riforma questi predatori non sarebbero al sicuro anche nelle zone di divieto di caccia, ora rinominate aree di protezione della fauna selvatica.

Non da ultimo, evidenziano sempre le associazioni animaliste, questa legge è connotata da un approccio unilaterale che “in un’era di perdita di biodiversità e di estinzione delle specie, indebolisce ulteriormente, invece di rafforzare, la protezione delle specie animali in via di estinzione”.

Su questa questione dovrà comunque dire l’ultima parola, il 17 maggio di quest’anno, il popolo svizzero.

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