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Svizzera, oltre 5 anni di carcere per un militante dell’Isis

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I giudici del Tribunale penale federale si sono mostrati più clementi di quanto chiedeva il Ministero pubblico della Confederazione. Keystone / Karl Mathis

Il Tribunale penale federale di Bellinzona ha condannato giovedì a 70 mesi di reclusione e all'espulsione dalla Svizzera per 15 anni un iracheno di 52 anni. Quest'ultimo è stato riconosciuto colpevole di sostegno e partecipazione all'organizzazione nota come Stato Islamico (Isis).

La pena, la più pesante per terrorismo jihadista mai emessa in Svizzera, è comunque inferiore a quella richiesta dal Ministero pubblico della Confederazione (Mpc) che chiedeva 6 anni e 9 mesi di carcere. Oltre a questo, l’Mpc aveva chiesto l’internamento a vita, poiché ritiene alto il rischio di recidiva. “La sicurezza della popolazione deve essere presa in considerazione”, aveva dichiarato il procuratore Kaspar Bünger. Questa richiesta non è però stata accolta dalla Corte.

IL 52enne ha già effettuato circa i due terzi della pena. Sull’espulsione restano ancora diversi dubbi a causa della situazione nel suo paese di origine.

L’Mpc ha accusato l’uomo, che vive nella Confederazione da 22 anni, di aver agito a più riprese tra il 2016 e il 2017 dalla Svizzera per conto dell’Isis, fra le altre cose preparando un attentato suicida. L’uomo è anche accusato di detenere video e immagini di violenza e atti di crudeltà, quali decapitazioni e mutilazioni di persone, uccisioni con esplosivo o armi, vittime bruciate vive.

Il procedimento si è occupato anche della sua relazione con una donna residente in Libano, conosciuta su Facebook e sposata in videoconferenza, che sarebbe stata incoraggiata a perpetrare un attentato contro l’esercito del suo Paese.

La difesa aveva dal canto suo sostenuto che su oltre 26’000 messaggi esaminati per il processo ne sono stati estrapolati solo alcuni, giungendo a conclusioni errate. Per questo motivo è stata chiesta l’assoluzione dalle imputazioni più importanti, come quella di affiliazione ad un’organizzazione criminale.

L’imputato, dal canto suo, aveva negato ogni partecipazione ad attività terroristiche. Respingendo tutto l’incarto dell’accusa, aveva dichiarato che “gli elementi sono falsi e non hanno niente a che vedere con la realtà”.

La sentenza potrà essere oggetto di ricorso. In questo caso, sulla vicenda si pronuncerà il Tribunale federale.

Il commento del corrispondente della Radiotelevisione svizzera:

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tsvizzera.it/Zz/ats con RSI (TG del 08.10.2020)


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