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Ondata di proteste per il giro di vite anti-Covid

Un cameriere con mascherina porta tre pietanze su un vassoio in un ristorante affollato
Gli esercizi pubblici della Svizzera francese si apprestano a riaprire giovedì 10 dicembre dopo una chiusura di oltre un mese. Keystone / Martial Trezzini

L'intenzione espressa dal Consiglio federale (governo) di far chiudere ristoranti e negozi a partire dalle 19 in tutto il Paese sta sollevando un'ondata di proteste in Romandia (Svizzera francese), dove gli editoriali della stampa parlano di vero e proprio schiaffo: l'esecutivo federale agirebbe secondo il vento che soffia dai cantoni svizzero tedeschi. I ristoratori romandi, pronti a riaprire dopo alcune settimane di chiusura totale, esprimono rabbia e indignazione.

“Si punisce due volte i romandi, si cambiano continuamente le regole del gioco”, dichiara alla radio RTS Gilles Meystre, presidente dell’associazione bar e ristoranti del canton Vaud GastroVaud e deputato al Gran consiglio (parlamento cantonale).

Meystre ricorda che gli esercenti svizzero-francesi hanno già fatto sacrifici, chiudendo il 4 novembre. “In seguito, si sono preparati alla riapertura, hanno approntato le ordinazioni, riempito i frigoriferi, decorato i ristoranti e preso nota delle prenotazioni. E poi paff, due giorni prima della riapertura si dice loro: ‘ascoltate, potrebbe essere che non potrete servire di sera’. È una totale mancanza di rispetto del settore e dei romandi, è una punizione collettiva contro i bravi allievi che cerchiamo di essere”.

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Il politico liberale-radicale ricorda che nessuna base scientifica prova attualmente che la ristorazione sia un focolaio di contagi e chiede che gli esercenti possano riaprire, anche applicando regole severe e sottostando a controlli. “Lasciateci prendere le nostre responsabilità. Che la Svizzera tedesca assuma a sua volta le sue responsabilità e ci lasci lavorare”.

Meystre punta infatti il dito contro un federalismo che definisce “a geometria variabile”. “Mi si deve spiegare perché quando va male in Romandia si lascia fare ai romandi e si dice che la competenza è dei cantoni, mentre il giorno in cui si vede che nella Svizzera tedesca la curva dei contagi aumenta in modo esponenziale la Confederazione riprende in mano la situazione”.

Il vento che tira da Zurigo

L’imprenditore paventa un’ondata di chiusure, legata non da ultimo al fatto che se in Svizzera tedesca non manca la clientela che cena alle 18 o alle 18.30, ciò non vale per la Romandia, dove i ristoratori si troverebbero ad aprire solo a mezzogiorno e con una minore affluenza legata alla pandemia. “Eravamo agonizzanti, ma ora sarà la morte”, riassume, senza commentare le promesse di aiuti pubblici avanzate dal governo, in attesa di vedere le cifre.

L’operato del Consiglio federale è criticato da più parti sulla stampa romanda. Sotto osservazione, in particolare, il ministro della sanità Alain Berset, accusato di muoversi a seconda del vento che tira da Zurigo. Un editorialista è categorico: “il federalismo finisce là dove comincia l’egoismo dei cantoni svizzero tedeschi”.

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Nel servizio RSI, si apprende tra l’altro di una risposta comune che i governi cantonali della Svizzera francese stanno preparando all’indirizzo del Consiglio federale.

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