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Imprese, 20 milioni in prestito con un click e (quasi) nessuna truffa

Decine di chiavi d auto appese a un pannello in un garage.
Il settore automobilistico è stato quello che maggiormente ha fatto richiesta di aiuti finanziari allo stato (24.6% della somma totale). Keystone / Alessandro Della Bella

Meno dello 0,1% delle richieste di crediti per le imprese, su quasi 125'000, sono dei possibili tentativi di truffa. Questo in una Svizzera dove le imprese ottengono fino a 20 milioni di franchi con una richiesta da compilare online in meno di un quarto d’ora. Un’incidenza bassa e incoraggiante secondo la Segreteria di stato dell'economia, la punta dell’iceberg per le procure. Ambedue convengono però che "chi truffa, non la farà franca".

Senza liquidità in cassa, un’azienda va verso il fallimento. Lo sanno le Pmi (Piccole e medie impreseCollegamento esterno) che in Svizzera sono circa 590’000 e danno lavoro a 4,5 milioni di persone. Di queste, quasi 530’000 sono micro imprese composte da una a nove persone: la spina dorsale dell’economia elvetica. Per evitare fallimenti a catena e per mantenere la stabilità economica del paese, priorità del governo federale, un intervento urgente e veloce si è reso necessario.

Esattamente due mesi fa il Consiglio federale ha presentato un ampio pacchetto di misure per arginare le conseguenze economiche causate dalla pandemia. Tra di essi, i “crediti transitori per le impreseCollegamento esterno” a sostegno delle aziende con sede in Svizzera. Il Consiglio federale garantisce prestiti fino a complessivamente 40 miliardi di franchi per permettere alle imprese di avere la liquidità necessaria per far fronte ai costi fissi correnti.

“Nei primi 10 giorni le richieste aumentavano in modo esponenziale. Abbiamo temuto che i crediti non bastassero”.
Martin Godel, Seco

A due mesi esatti dall’introduzione di questa misura (che resta in vigore per altri due mesi), sono già stati erogati crediti per quasi 15 miliardi di franchi a sostegno di 124’824 imprese. Martin Godel, capo delle politiche a favore delle Pmi alla Segreteria di stato dell’economiaCollegamento esterno (Seco), non è sorpreso dal numero di richieste: “Prima della decisione abbiamo pensato a diversi scenari possibili. Non sapevano e non potevamo immaginare quale sarebbe stata la richiesta. Ci siamo dunque preparati anche a grandi numeri. L’importante era agire velocemente”.

A disposizione delle imprese restano ancora 25 miliardi. “Nei primi 10 giorni le richieste aumentavano in modo esponenziale, racconta ancora Martin Godel (quasi 80’000 richieste, ndr.). Il primo pacchetto del Consiglio federale era di 20 miliardi di franchi. Abbiamo temuto che non bastassero. Il governo ha reagito immediatamenteCollegamento esterno aggiungendo garanzie per altri 20 miliardi di franchi. Ora, nonostante le aziende abbiano ricominciato a lavorare, ci aspettiamo ancora un aumento lineare delle richieste, ma i 40 miliardi dovrebbe essere sufficienti”.


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Le Pmi in svizzera (con meno di 250 dipendenti) sono quasi 590’000. Questo significa che attualmente un quinto di queste imprese ha fatto la richiesta di un credito ponte.

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Per somme superiori ai 500’000 franchi sono state inoltrate poco più di 500 domande per una media di 2,6 milioni di franchi a richiedente. “Le grandi imprese normalmente hanno liquidità per diversi mesi, spiega Martin Godel, dunque hanno una minor necessità di aiuti. Per questo motivo le richieste sono decisamente inferiori”. Va aggiunto un altro fattore: “Le richieste per somme superiori a 500’000 franchi sono trattate in modo più approfondito dalle banche, ci vuole più tempo. Anche perché in questo caso la Confederazione garantisce non il 100%, ma l’85% della somma erogata”.

Dove vanno questi crediti?

La maggior parte dei crediti sin qui distribuiti sono andati a cinque cantoni particolarmente vivaci economicamente e maggiormente toccati dal coronavirus. Secondo i dati dell’Ufficio federale di statisticaCollegamento esterno, in queste cinque regioni sono attive 360’000 Pmi delle 590’000 registrate in Svizzera.

I settori economici coinvolti sono soprattutto il settore automobilistico (dalla vendita, alle riparazioni, alla costruzione di componenti), industriale ed edilizio. Insieme questi tre ambiti economici hanno raccolto il 52.7% dei fondi.

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La facilità di accesso a questi crediti, voluta appositamente dal governo, ha stuzzicato l’appetito di coloro che il diritto ad avere questi crediti transitori per le imprese proprio non ce l’hanno. È notizia di lunedì 25 maggio che il Ministero pubblico del canton Vaud ha aperto un’inchiesta su una presunta frode. Oltre un milione e mezzo di franchi sarebbero stati ottenuti in modo illegale. E non sarebbe un caso isolato.

“Sarà anche facile ottenere i crediti. Ma è altrettanto facile rintracciare chi ha cercato di truffare”.
Martin Godel, Seco

Il procuratore vodese incaricato del caso, Anton Rüsch, ai microfoni dei colleghi svizzero francesi, ha ribadito un concetto semplice: “Abbiamo tutti gli strumenti per rintracciare eventuali truffe e ci impegneremo a fondo su ogni caso sospetto. Chi truffa approfittando di un fondo solidale non resterà impunito”.

I casi emersi nel canton Vaud non sono certamente gli unici. Questi prestiti agevolati hanno acceso l’immaginazione di potenziali truffatori anche nel canton Zurigo. A metà maggio infatti, sono stati effettuati accertamenti su una trentina di richieste di credito, come ha comunicato la procura zurighese, per una somma che ammonta a circa 2,5 milioni di franchi.

Le procure cantonali temono che i casi emersi non siano che la punta dell’iceberg.

Il piano della SecoCollegamento esterno contiene misure per arginare il rischio di abusi e consente di identificare gli errori. In breve, le imprese richiedenti devono identificarsi nel registro IDI. Questo accorgimento permette di accertare che l’impresa esiste e che al momento della domanda non è in fallimento o in liquidazione. Le banche seguono le fasi obbligatorie per identificare i clienti secondo la legge sul riciclaggio di denaro. Inoltre, il Controllo federale delle finanze analizza sistematicamente tutte le fideiussioni concesse. In particolare, controlla la correttezza del fatturato dichiarato per stabilire il limite di credito.

La Seco ha comunicato che i casi di abuso sospettiCollegamento esterno sono attualmente 117 sulle 124’824 richieste di aziende in difficoltà e che hanno ottenuto i crediti Covid-19. “Questa statistica illustra esclusivamente le procedure intraprese dalle organizzazioni di fideiussione e non dalle banche, ricorda Martin Godel della Seco. Poche o tante? Dipende da che parte si guarda il problema. Probabilmente i casi dubbi da verificare sono però molti di più. Attualmente siamo ancora allo stadio della verifica. Nessuno è stato condannato”.

Martin Godel però è apparentemente tranquillo. Una decina di giorni fa è stato pubblicato il piano della Seco che contiene misure per arginare il rischio di abusi e consente di identificare gli errori (vedi riquadro). 

“Ci tengo a lanciare un messaggio, aggiunge Martin Godel: anche se è relativamente semplice ottenere i crediti, con le misure adottate posso garantire che in un secondo tempo chi ha ottenuto crediti in modo fraudolento verrà sicuramente rintracciato. Non si scappa. Uomo avvisato…”.

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Le truffe principali sono due. La prima è quella di far più di una richiesta a banche diverse. Questo permette alle imprese di racimolare molti soldi a tasso zero. La seconda è quella di gonfiare la cifra d’affari dello scorso anno per poter ottenere una somma più alta, visto che il prestito non può superare il 10% del fatturato del 2019. Qualche azienda ha poi cercato di salvarsi chiedendo un credito agevolato sebbene al momento della domanda l’impresa si trovasse in una procedura di fallimento o concordataria o in liquidazione.

Facciamo un passo indietro.

Domande semplificate e controlli limitati

Il Consiglio federale ha volutamente pensato a un sistema semplice e sbrigativoCollegamento esterno per poter permettere alle Pmi di accedere ai crediti in modo veloce. Crediti vitali per le aziende.

I prestiti fino a 500’000 franchi vengono erogati in breve tempo, senza eccessive formalità burocratiche, e sono garantiti al 100% dalla Confederazione. Il tasso d’interesse su questi crediti è attualmente dello 0% e devono essere restituiti in cinque anni. Le imprese possono inoltrare una sola richiesta a una sola banca. Ecco come procedere:

Dipartimento fed. finanze

Semplice, no? Anche i truffatori sono dello stesso avviso. Basta entrare nel sito “covid19.easygov.swissCollegamento esterno” e inviare il formulario a una delle 123 bancheCollegamento esterno che partecipano al programma. Il tutto dura circa 10 minuti.

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