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Scioperi e ribellioni per il clima anche in Ticino

Un attivista vestito da pagliacco che abbraccia un globo gigante.
Dove va il mondo? sembra chiedersi questo attivista... Keystone / Ennio Leanza

Gli attivisti sono tornati in piazza venerdì per un altro sciopero in favore del clima. Chiedono ai Governi politiche più efficaci in tema di cambiamenti climatici. "Fridays for future" ha coinvolto anche la Svizzera italiana e alla manifestazione c'erano anche loro, gli attivisti di Extinction Rebellion. Il gruppo, noto per l'uso della disobbedienza civile durante le loro azioni, sosterrà le altre organizzazioni presenti al Sud delle Alpi.

“Sbrigati o le uniche stagioni saranno quelle su Netflix”. È uno dei tanti slogan che si leggono sui cartelli dei partecipanti alla manifestazione per il clima: circa 500 giovani si sono riuniti venerdì pomeriggio a Bellinzona per richiamare ancora una volta l’attenzione sulla questione climatica, dopo una lunga pausa dovuta alla pandemia. Il corteo diretto in Piazza Governo ha sfilato pacificamente e non ci sono stati disordini.

L’iniziativa fa parte dello sciopero globale sul clima, che prevede mobilitazioni in diverse città svizzere e in tutto il mondo, sulla spinta del movimento “FridaysForFuture” fondato dall’attivista svedese Greta Thunberg.

Extinction Rebellion

La sezione ticinese è nata nel febbraio del 2020, come spiega Floriano Crivelli, membro di XR Ticino: “L’inizio è stato rallentato dalla pandemia, ma abbiamo già organizzato alcune azioni in Ticino”. Azioni come quelle viste di recente a Zurigo non sono al momento previste, ma potrebbero avvenire in futuro: “Sicuramente più il tempo passa, più ci sarà bisogno in ogni Cantone di fare azioni di questo genere.

Circa una decina gli affigliati, anche se il numero cresce durante le manifestazioni: “Arriviamo a circa 30-40”. Al momento il gruppo ticinese fa più da spalla alle altre sezioni, come è successo sulle rive della Limmat, quando molti sono stati arrestati: “Questo non ci fermerà, sappiamo benissimo a cosa andiamo incontro, siamo preparati e sappiamo cosa rischiamo, ma è il modo che abbiamo scelto per portare l’attenzione sui cambiamenti climatici”.

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Azioni a effetto

Bloccare strade, ponti e vie è ormai il marchio di fabbrica di Extinction Rebellion, che si fa spesso notare anche per le azioni ad effetto, come la Limmat verde. Non tutti vedono però di buon grado queste operazioni: “Sappiamo che diamo fastidio alle persone, ci scusiamo, non lo facciamo per divertimento, ma per dare un segnale al Governo. I fastidi che provochiamo ad alcuni, diventeranno la morte di moltissima gente”.

Tre richieste

Sostanzialmente, sono tre le richieste che questi attivisti fanno alla Confederazione: “Il Governo deve ammettere che c’è una crisi climatica. Poi dobbiamo ridurre le emissioni entro il 2025 e non entro il 2050. Infine vogliamo avere un dibattito democratico, spingiamo per la creazione di assemblee cittadine, che sono un metodo democratico per risolvere problemi complessi”.

Un modo d’agire che sta piano piano smuovendo qualcosa, ma ancora non basta: “In Inghilterra hanno dichiarato l’emergenza climatica, la stessa cosa l’hanno fatta in alcuni cantoni. Notiamo che non siamo ancora al punto dove non c’è bisogno di Extinction Rebellion. Dobbiamo fare molto di più, non siamo noi a dirlo, ma la comunità scientifica”.

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