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Berna non raccomanda i test rapidi Covid-19

Primo piano di un tampone di quelli utilizzati per testare il coronavirus; sfocata, mano con guanto
Immagine d'archivio. Keystone / Karl-josef Hildenbrand

Mentre i contagi da Covid-19 sono in costante aumento in Svizzera, l'Ufficio federale della sanità pubblica UFSP ha confermato giovedì che l'utilizzo dei test rapidi sviluppati da Roche -che danno un responso in 15 minuti anziché in due giorni- non è per il momento né raccomandato né rimborsato. Esclusa pure una riduzione della durata delle quarantene.

Ai microfoni della Radiotelevisione svizzera RSI, la responsabile del Controllo delle infezioni all’UFSP Virginie Masserey conferma un aumento della quota di anziani tra i contagiati, dunque delle persone che rischiano un decorso grave. “Dunque adesso è davvero importante rallentare la propagazione del virus”, osserva, ma la rinnovata prevenzione non passerà da test più rapidi.

“L’Ufficio federale della sanità pubblica ne valuterà i benefici. Al momento il laboratorio di riferimento di Ginevra lo sta facendo (anche altri laboratori possono farlo) e sulla base dei risultati decideremo in che modo potranno servire a combattere l’epidemia”.

Oltre a definire ragionevole l’attuale durata delle quarantene, Masserey torna sul tema di questi giorni: l’estratto vegetale di Echinacea purpurea e la sua presunta capacità di inattivare (in provetta) i coronavirus.

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“Non c’è alcuna prova dell’efficacia dell’Echinaforce per proteggere dal coronavirus o per combatterlo”, ribadisce la responsabile del Controllo delle infezioni.

L’Istituto svizzero per gli agenti terapeutici Swissmedic ha intanto avviato un’indagine per pubblicità non consentita e ingannevole in relazione alla pubblicazione dei risultati delle analisi di laboratorio condotte in vitro.

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