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Come sta il settore bancario ticinese?

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Sul settore bancario ticinese non è ancora tornato a splendere il sole, ma il temporale sembra però essere cessato. Keystone / Martin Ruetschi

Negli ultimi dieci anni, in Ticino le banche hanno perso 2'000 impieghi. L'erosione sembra però rallentare e il settore torna a guardare al futuro con maggiore fiducia.

Il primo trimestre del 2019 “conferma un trend ottimista”, ha indicato martedì l’Associazione bancaria ticineseCollegamento esterno (ABT), riunita in assemblea annuale a Vezia.

“In particolare – si legge nel comunicato – si nota un risveglio della domanda estera e questo è di buon auspicio dopo il deserto attraversato negli scorsi anni, contraddistinto dalla crisi finanziaria internazionale, dalla regolamentazione crescente e da una clientela che è rimasta alla finestra di fronte alle numerose incognite politiche ed economiche”.

La situazione sul fronte occupazionale rimane tesa. Tuttavia, il calo degli impieghi (74 in meno) è stato più contenuto.

“È un dato inferiore rispetto al passato, ma pur sempre un calo che non cambia il trend – dichiara alla Radiotelevisione svizzera Franco Citterio, direttore dell’ABT. Sarei contento se riuscissimo a stabilizzare l’attuale situazione attorno ai 5’500-6’000 dipendenti. Notiamo però qua e là dei miglioramenti, sia per la gestione patrimoniale sia per il credito. Sono attività che si stanno riprendendo. I volumi stanno aumentando e questo è di buon auspicio”.

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Per cercare di stabilizzare e rilanciare il settore, la priorità degli istituti ticinesi “deve essere quella di mantenere e consolidare le competenze affinate nei decenni passati”, rileva l’ABT.

Tuttavia, bisogna anche dimostrarsi innovativi. È importante sviluppare “nuove competenze in ambiti a forte crescita potenziale come la gestione di fondi d’investimento, il trade finance o il fintech”, ha sottolineato nel suo discorso Franco Citterio.

Corretto accesso al mercato italiano

Dall’assemblea dell’ABT è giunto anche un appello alla politica, affinché “garantisca buone condizioni quadro nelle quali operare”, ha dichiarato il presidente dell’associazione Alberto Petruzzella.

Essendo legata a doppio filo alla vicina Italia, la piazza finanziaria ticinese ha bisogno di potere contare su “un corretto accesso” al mercato transfrontaliero. Attualmente, Roma impone alle banche svizzere di avere una succursale soggetta alle disposizioni fiscali e legislative italiane per potere operare nel paese. Una situazione – rileva l’ABT – “che non rispetta le promesse pattuite dalla roadmap nel 2015”.

Speriamo – ha proseguito Petruzzella – “che si arrivi presto a concretizzare un accordo, perché non c’è peggior veleno per la crescita economica e per gli investimenti che l’incertezza sulle regole del gioco”.

Il servizio della RSI:

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