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Coronavirus in Svizzera, verso un giro di vite alle misure di protezione

Sommaruga
"Mancano cinque minuti a mezzanotte". Questa la metafora usata dalla presidente della Confederazione per descrivere la gravità della situazione. Keystone / Marcel Bieri

La rapida impennata in Svizzera dei contagi da Covid-19 spaventa le autorità, che studieranno nei prossimi giorni soluzioni per interrompere la tendenza, definita, "molto preoccupante". In particolare, una possibilità è quella di introdurre l'obbligo generale di indossare la mascherina nei locali chiusi, così come la raccomandazione di intensificare il lavoro a distanza. Al di là delle eventuali misure, secondo la presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga serve una presa di coscienza e di responsabilità da parte della popolazione.

“Mancano cinque minuti a mezzanotte”, ha dichiarato giovedì a Berna, al termine di un vertice di crisi sulla pandemia fra il governo federale e i responsabili dei Cantoni, un’allarmata Sommaruga, alludendo a quanto la situazione sia vicina a precipitare. “Soprattutto con l’arrivo dell’inverno, i cittadini devono contribuire a controllare il virus, non possiamo riuscirci da soli”, ha esordito in apertura di conferenza stampa.

L’Ufficio federale della sanità pubblica ha nel frattempo comunicato che nelle ultime 24 ore sono state 2’613 le nuove infezioni segnalate a livello nazionale, due i decessi. 

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Niente ancora deciso

Per quanto riguarda i prossimi passi da compiere a livello di provvedimenti anti-coronavirus, nulla è stato deciso definitivamente, anche se, come detto, mascherine all’interno e più telelavoro sono un tema. Oltre a ciò, Sommaruga ha ricordato quanto sia fondamentale lavarsi le mani e mantenere le distanze: “Tutti devono impegnarsi, non ci sono formule magiche”. Senza dimenticare che il processo test-tracciamento-quarantena resta il modo migliore per contenere il diffondersi del Covid.

Per decidere più nel dettaglio il da farsi un incontro è previsto venerdì tra il ministro della sanità Alain Berset e la Conferenza dei direttori cantonali della sanità (CDS). “Bisogna essere chiari: la situazione è molto seria. E, cosa nuova, si sta degradando più velocemente che altrove”, ha detto ai media il friburghese, sottolineando come il tasso di positività ai tamponi si sia quadruplicato in un battibaleno.

Prima del previsto

Il responsabile del Dipartimento federale dell’interno (DFI) ha ammesso come l’impeto di questa cosiddetta seconda ondata lo abbia sorpreso. “Pensavamo arrivasse, ma più tardi. Non sappiamo perché ciò sia già successo”. Le ospedalizzazioni sono sotto controllo, pur se in rialzo, ha aggiunto Berset. Questi ha poi ribadito come il tracciamento dei contatti non vada mollato, bensì rafforzato tramite ogni investimento possibile.

I presenti, fra cui non c’era il il ministro dell’economia Guy Parmelin, in quarantena ma negativo al tampone e senza sintomi, hanno rimarcato come gli scambi fra Berna e i Cantoni siano sempre stati costanti in questi mesi. Direttive a livello nazionale potrebbero sì arrivare direttamente dal Consiglio federale, il federalismo rimane però la via privilegiata allo stato attuale delle cose. “Mi aspetto molti inasprimenti a livello locale su mascherine, assembramenti e ristorazione”, sono state le parole in tal proposito di Lukas Engelberger, presidente della CDS.

Confinamento da evitare “a tutti i costi”

L’obiettivo comune numero uno è “evitare con ogni mezzo a disposizione il lockdown”, ha evidenziato Christian Rathgeb, presidente della Conferenza dei governi cantonali (Cdc). Stando al grigionese, gli eventi privati sono fonte di grande inquietudine. “Non serve a niente essere ligi nei momenti formali e poi lasciarsi andare in quelli informali, come gli aperitivi”. Va inoltre capito che forse è meglio rinunciare a grandi feste, “ora come ora non sono una brillante idea”.

Tirano almeno provvisoriamente un sospiro di sollievo gli eventi con forte affluenza di pubblico, come la partite di hockey e di calcio. Non c’è da aspettarsi alcun cambiamento nel breve termine, ha assicurato Berset, precisando che essi non rappresentano attualmente un problema. Il ministro della sanità ha poi parlato della quarantena alla quale si sta sottoponendo – come il Lugano – la sua squadra del cuore di disco su ghiaccio, il Friburgo-Gottéron, all’interno della quale sono emersi diversi contagi. “Si sono messi fuorigioco da soli”, ha commentato con un pizzico di amarezza.

In conclusione, per sapere quali nuove ed eventuali misure concrete decideranno le autorità federali e cantonali si dovrà pazientare ancora. Quello che è certo è che “una reazione deve arrivare in fretta, anche pensando all’economia”, ha affermato la presidente della Confederazione. Il crollo è stato storico, tanto che il prodotto interno lordo (Pil) è diminuito anche del 10% nei Cantoni più colpiti dall’epidemia, ha in effetti fatto notare Urban Camenzind, vicepresidente della Conferenza dei direttori cantonali dell’economia pubblica (CDEP).

Il servizio del Telegiornale:

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tvsvizzera.it/Zz/ats con RSI (TG del 15.10.2020)

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