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Fine dello “stato di necessità” in Ticino

Una panchina a bordo lago con scritto Tieni le distante di sicurezza, grazie.
Non è tempo per rilassarsi: anche in Ticino si teme il ritorno dei contagi. Keystone / Pablo Gianinazzi

Dalla mezzanotte di martedì in Ticino decade lo "stato di necessità" decretato lo scorso 12 marzo. Ma si teme l'aumento di nuovi contagi. Da mercoledì si entra in una cosiddetta "situazione straordinaria" ma l'allerta resta alta.

“Credo che questa esperienza abbia dimostrato ancora una volta come il Canton Ticino sia sempre un laboratorio di carattere socio-economico, in cui dei fenomeni – in questo caso di carattere sanitario – ci toccano prima rispetto ad altre regioni del Paese”. Parola del presidente del Consiglio di Stato ticinese Norman Gobbi, nel giorno in cui termina ufficialmente lo Stato di necessità proclamato lo scorso 11 marzo dal Cantone, il primo a farlo in Svizzera. 

Per 112 giorni il Governo – affiancato dallo Stato maggiore di condotta – ha dovuto garantire i mezzi, i servizi, la protezione e l’assistenza dei cittadini. Tutto il potere legislativo è infatti stato trasferito dal Gran Consiglio al Consiglio di Stato, che ha legiferato per il tramite di ordinanze. Un diritto di ricorso era comunque previsto, al quale però non è riconosciuto nessun effetto sospensivo. Il controllo, insomma, vien fatto solo a posteriori.

In vista di un’eventuale seconda ondata, la riattivazione dello Stato di necessità non sarà però automatica: “Si procederà con le misure a tappe – prosegue Gobbi – come nella prima ondata, se però la situazione dovesse peggiorare richiameremo in servizio il nostro Stato maggiore, così come i militi della protezione civile e dell’esercito” conclude il presidente del Governo. 

Lo Stato maggiore cantonale di condotta entra infatti in una situazione di stand by e l’impegno “covid 19” di esercito e protezione civile è per ora terminato. Quanto appreso negli ultimi mesi potrà servire anche in caso di una nuova emergenza.

“In Ticino fortunatamente la situazione attuale è sotto controllo, con diversi ‘doppi zero’ (contagi e decessi) negli ultimi 15 giorni – ha commentato il consigliere di Stato Raffaele De Rosa -. Ma quanto osservato in altri cantoni ci ricorda che bisogna rimanere estremamente vigili, come del resto ci ha sempre ricordato l’autorità sanitaria e il medico cantonale”.

Vediamo il servizio del Quotidiano:

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Mascherine sì, mascherine no

Raffaele De Rosa si è dichiarato favorevole, di principio, all’obbligo della mascherina sui mezzi pubblici. “A titolo personale ritengo che sia importante già entrare in materia e iniziare a ipotizzare nelle prossime settimane di introdurre un tale obbligo sui mezzi di trasporto pubblici e rispettivamente in quei luoghi dove non è possibile garantire la distanza sociale e dove è difficoltoso rintracciare i contatti”, ha spiegato ai nostri microfoni. Il Governo ticinese affronterà il tema nella sua seduta mercoledì: una discussione che potrebbe però richiedere più sedute.

Alla domanda diretta relativa all’introduzione dell’obbligo della mascherina sui trasporti pubblici, decisione che ora spetta ai cantoni, lunedì sera durante la trasmissione della RSI “60 Minuti estate”, il collega di Governo Claudio Zali ha invece dichiarato: “La situazione evolve continuamente; non l’abbiamo fatto finora, con il livello attuale dei contagi in Ticino rimane una calda raccomandazione, ma non siamo ancora al punto di introdurre degli obblighi”.

Intervista al presidente del Consiglio di stato Norman Gobbi:

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tvsvizzera.it/fra con RSI

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