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Negozi, no ad apertura generalizzata dalle 6 alle 20

La proposta di armonizzare gli orari non piace al Consiglio degli Stati: togliendo competenze ai Cantoni, lede il federalismo

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Il Consiglio degli Stati ha bocciato la legge federale che chiedeva un’armonizzazione a livello nazionale. Legge figlia di una mozione del consigliere agli Stati ticinese Filippo Lombardi.

La proposta di cambiamento non è piaciuta alla maggioranza della camera alta, perché avrebbe tolto ai Cantoni la competenza in materia e avrebbe quindi leso il principio del federalismo.

Non ci sarà la Legge federale che avrebbe dovuto permettere ai cantoni di aprire i negozi dalle 6 alle 20 in settimana e dalle 6 alle 18 al sabato, come deciso a febbraio dal Consiglio Nazionale.

Gli Stati infatti hanno affossato definitivamente il progetto, temendo per le condizioni dei lavoratori, ma soprattutto per una questione di federalismo

“Per me l’argomento più importante è il rispetto della posizione dei Governi cantonali, che per tre volte hanno detto – chiaro e tondo – che bisogna lasciare le cose come stanno”, spiega il socialista solettese Roberto Zanetti. “E per me, come consigliere agli Stati, la parola dei cantoni ha un valore molto alto.”

Con la nuova Legge federale, 11 cantoni avrebbero potuto avere orari più flessibili; in 6 cantoni sarebbe cambiato qualcosa solo al sabato, oppure solo in alcuni comuni; in 9 cantoni non sarebbe invece cambiato nulla, perché gli orari sono già più flessibili rispetto a quelli previsti dalla Legge.

Resta il fatto che in Svizzera, rispetto ai paesi confinanti, con o senza Legge federale, gli orari sono molto più restrittivi.

In Germania, nel Baden Würtenberg, i negozi possono aprire 24 ore su 24 da lunedì a sabato. In Itali,a 24 ore su 24 anche la domenica. In Francia non c’è una normativa. In Austria dalle 6 alle 21 da lunedì a venerdì, e fino alle 18 al sabato.

Obiettivo della Legge, figlia di una mozione del consigliere agli Stati ticinese Filippo Lombardi, era proprio combattere il turismo degli acquisti.

“Da parte mia posso dire che quando ho lanciato la mozione quattro anni fa si trattava di un problema acuto soprattutto in Ticino. Mi è stato anche rimproverato di avere usato una legge federale per cercare di risolvere un problema cantonale. Sono contento che proprio oggi si sia trovato a quanto pare una soluzione in Ticino per andare avanti in questo dossier [cfr. CCL vendita, raggiunto un accordo]. Per il Ticino faremo passi avanti, gli altri seguiranno poi piu tari iperché ci mettono sempre un po’ piu tempo”.

Secondo i contrari la Legge non avrebbe però risolto nulla, perché a determinare il turismo degli acquisti sono i prezzi e non gli orari.

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