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Ma la Svizzera chi l’ha disegnata?

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di Lucia del Pasqua

Ore 20,30, torno a casa, spupazzo velocemente Lina per distrarla dal suo reale bisogno di cibo e mi fiondo sul mac. Google: “H-e-i-d-i”. Cerca. “Heidi è un famoso romanzo ambientato tra Svizzera e Germania. Heidiland è un’area turistica nella quale è stata riprodotta l’ambientazione della storia e si trova nei pressi della cittadina di MaienfeldCollegamento esterno situata nel Canton GrigioniCollegamento esterno“. Pensiero numero uno: vedi che non sono scema. Pensiero numero due: a me Heidi poi, a parte le montagne, la nuvoletta-trasportatrice, i laghi e i tetti rossi, non m’è mai piaciuta, anzi m’ha sempre dato abbastanza sui nervi. Pensiero numero tre: quel vestitino rosso e rosa non mi starebbe male.

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Effettivamente quando sono entrata nel Canton Grigioni ho subito pensato a due cose: al bello di Heidi, le montagne, e così a caso, al brutto di Pollyanna, le sue due inutili treccine a penzoloni davanti alle orecchie, che oscillavano anche durante il “famoso” gioco dei cristalli.

Ho pensato che poiché mi trovavo in un cartone animato, anche le montagne dovevano essere di cartone e che quindi una volta toccate con un dito avrebbero dovuto ammaccarsi, oppure, come in un libro tridimensionale (ma vecchio stile) avrei potuto “chiuderle ed aprirle” a mio piacimento. Invece erano vere, non erano cartoni ma almeno erano animati, perché quando ho provato a toccare da una distanza di tot chilometri con il dito quegli ammassi verdi e bianchi sono rimasti lì fermi. Non sono onnipotente, peccato.

#swissme

Il primo pezzo di Svizzera che ho visto, Davos, è stato come vedere un pezzo di qualcosa di finto che vorresti sia vero, ma che sai non poter essere vero perché troppo preciso, troppo come nei cartoni animati, troppo perfetto. E invece era vero: le montagne erano perfettamente disegnate come quando muovi la matita per fare i triangoli, le nuvole come realizzate con lo stesso contorno dei fumetti e i prati di quel verde Carioca con il quale tutti ci sporcavamo la parte esterna laterale delle mani quando scarabocchiavamo giardini.

Bella Davos, ma uno che ci fa? Io sono dell’idea che dovunque si possono fare tante cose. Qui si fa sport, bob, bici, sci, hockey, si mangia Rösti al formaggio (sì, ciao), si fanno passeggiate, si gode del paesaggio, si respira aria buona. Si respira aria ancora più buona a Shatzalp, a pochi minuti con la funicolare dal centro di Davos, dove c’è un hotel che per chi ha visto e apprezzato il film Grand Hotel Budapest potrebbe morire (d’emozione). In perfetto stile liberty, con gli orologi su ogni piano come se fossero stazioni, le porte decorate e quelle scritte di cui m’innamoro in generale a prima vista, è il mio hotel ideale, con un ascensore bianco in ferro, una facciata che ha un che di regale e una vista che ciao. Ok, how much?

C’era pure Sorrentino a girare il suo film, “La Giovinezza”, peccato che non si potessero fare foto (chiedere ad una blogger di non fare foto è come chiedere ad un gatto di non bere dal water quando la tazza è aperta), quindi niente documentazione a riguardo.

Penso che avrei pagato oro per poter stare lì una notte e farmi portare la cena in camera (non la colazione, che è il momento più bello nel soggiorno in un hotel, da fare rigorosamente nell’aerea comune dedicata), per poi mettere i piatti fuori dalla porta spingendoli con un piede nudo, come Pamela Lyndon Travers in Saving Mr Banks, per esempio.
E siamo in un altro film, non dico cartone animato, ma sempre qualcosa di non reale.

Film. Flims. Forse la seconda tappa del week end continuava a volermi dire qualcosa, qua la cinematografia ci mette di molto lo zampino.

Waldhaus Flims Mountain Resort & Spa: un complesso di alberghi da grande ma anche piccolo schermo, caratterizzati da facciate, colori e stili differenti e tutti riconoscibilissimi.
posso girarci un film anche se non sono Sorrentino? Va bene anche uno dei miei video eh.
Prato perfetto, panchine perfette, loggia con decorazioni “alla Mary Poppins”, spa impeccabile (ok, non è dotata di wifi), lago biologico, una piscina che ti fa sentire come se nuotassi nel grembo delle montagne. Ma la cosa più bella il Museo dell’hotel, cose antiche, da macchine da scrivere a vecchi tricicli, spesso lasciati da clienti che non potevano permettersi di pagare in denaro.

Ho pianto. Voglio una casa con tutte quelle cose.

Continuando con l’irrealtà c’è il lago di Cauma. Via, è oggettivo, come fa a essere reale un lago verdissimo e azzurrissimo, raggiungibile tramite un ascensore che pare una navicella spaziale catapultata verso il Paradiso Terrestre (ci si può arrivare anche in bici o a piedi).
Come se tu passeggiassi con una tua amica ed ad un certo punto ti giri e vedi Brad Pitt: rischi di non respirare per almeno dieci secondi. In quel momento ho pensato che avrei potuto disegnare quel paesaggio, prendere un foglio A4 e matite colorate e fare due scarabocchi, e che se avessi comparato l’originale alla versione bidimensionale non ci sarebbe stata poi così tanta differenza. È troppo facile per essere così bello, non so se mi spiego.
Che poi uno da Milano va in Svizzera a comprarsi i vestiti (a Mendrisio), che poi la Svizzera è la cioccolata, gli orologi, che poi uno va a visitare Zurigo, dicono sia fantastica, ma il resto? Il resto è assolutamente da scoprire, parola di una che Heidi l’avrebbe impalata viva.
Grazie a TV Svizzera che mi ha dato il la per conoscere una regione affascinante e a me totalmente sconosciuta.

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