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Un piano contro la radicalizzazione

Confederazione, Cantoni e Comuni attueranno entro fine anno un piano contro la radicalizzazione in Svizzera. Secondo il gruppo di lavoro TETRA, che ha presentato martedì il suo terzo rapporto sulla lotta al terrorismo di matrice jihadista, il rischio maggiore per il Paese è rappresentato da attentati a basso costo logistico, svolti da individui isolati o piccoli gruppi.

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“La tentazione di ricorrere a mere misure di sicurezza è forte”, ha affermato la direttrice dell’Ufficio federale di polizia (fedpol) Nicoletta della Valle. Ma gli autori hanno profili differenti, è difficile identificarli e de-radicalizzarli, quindi occorrono –ha aggiunto- risposte multidisciplinari.

La task force TETRA (TErrorist TRAcking) ritiene che i potenziali autori di attentati sono principalmente persone radicalizzate nella Confederazione o di ritorno dalle regioni jihadiste.

Mediante il previsto Piano d’azione per prevenire l’estremismo violento (PVE) si intende “proporre un pacchetto di misure concrete e praticabili per impedire e contrastare ogni forma di radicalizzazione”, precisa un comunicato. È inoltre prevista la realizzazione di provvedimenti di risocializzazione.

Il piano dovrebbe essere attuato dal terzo trimestre 2017. A questo proposito la Confederazione sta valutando la possibilità di sostenere finanziariamente le istituzioni.

Il Consiglio federale (governo) riscontra lacune nelle misure preventive attualmente a disposizione della polizia, si legge nel rapporto. La fedpol sta elaborando soluzioni al di fuori di un procedimento penale, come l’obbligo di presentarsi a un posto di polizia, il ritiro dei documenti d’identità e la possibilità di segnalare persone sospette nel sistema d’informazione Schengen (SIS) ai fini di una sorveglianza discreta.

Nel 2016

  • 497 internauti identificati per propaganda jihadista
  • 5202 controlli sulle domande d’asilo
  • 14 richieste d’asilo che l’intelligence ha consigliato di respingere
  • 122 divieti d’entrata in Svizzera emessi dalla fedpol
  • 107 di queste persone sopettate di terrorismo o sostegno a gruppi vietati

Complessivamente

  • 60 procedimenti penali in corso contro aderenti all’Isis o simili o aspiranti tali
  • 81 persone partite dalla Svizzera per la jihad
  • 30 con passaporto elvetico

Dal rapporto TETRA emerge che nel 2016 il Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC) ha identificato, durante l’osservazione dei media sociali, 497 internauti che hanno diffuso dalla Svizzera materiale di propaganda jihadista.

È inoltre più che raddoppiato in due anni (5202 nel 2016 contro 2488 nel 2014) il numero dei controlli dell’intelligence elvetica sulle domande d’asilo per sventare una minaccia per la sicurezza interna. Lo scorso anno, il SIC ha consigliato di respingere 14 richieste.

Nello stesso periodo, fedpol ha emesso 122 divieti di entrata in Svizzera. Per 107 persone c’era il sospetto che fossero terroristi o che sostenessero gruppi vietati.

Attualmente, il Ministero pubblico della Confederazione ha in corso 60 procedimenti penali nei confronti di individui che si sono uniti a organizzazioni come l’autoproclamato Stato islamico (Isis) o che hanno intrapreso passi in questo senso.

Finora, il SIC ha contato 81 persone partite dalla Svizzera per la jihad, di cui 30 con passaporto svizzero; 60 di questi casi sono stati confermati.


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