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La pista ticinese dei Pandora Papers

La sede luganese della Fidinam.
In una presa di posizione scritta, Fidinam conferma di aver sempre agito di volta in volta conformemente alle leggi e alle norme vigenti. Keystone / Karl Mathis

Il nome della Fidinam è emerso più volte dall'inchiesta giornalistica, ma la fiduciaria afferma di aver "sempre agito conformemente alle leggi e alle norme vigenti". Sono comunque diverse le società svizzere emerse come intermediarie nei Pandora Papers, dove viene sottolineato il loro ruolo di primo piano nel facilitare la creazione di entità offshore.

Tra queste emerge il nome di un’importante fiduciaria ticinese: Fidinam. Come sottolinea Scilla Alecci, che ha lavorato all’inchiesta giornalistica, la società “è molto rappresentata nei dati. Negli ultimi 20 anni ha aiutato clienti di vario tipo.

Quello che ci interessava era capire il ruolo con clienti indagati per vari crimini. Alcuni anche dopo essere stati condannati hanno poi continuato ad avere operazioni e attività grazie alle società offshore”.

La fiduciaria interessata ha inviato una presa di posizione scritta in cui si può leggere: “Fidinam conferma di aver sempre agito di volta in volta conformemente alle leggi e alle norme vigenti, adottando tutte le procedure previste in ogni giurisdizione, rispettando la confidenzialità e la privacy dei propri clienti. Inoltre, le unità svizzere di Fidinam sono subordinate alla legge contro il riciclaggio di denaro, affiliate ad un organismo di autodisciplina, e sono annualmente revisionate su questo aspetto da primaria società di revisione. Laddove si dovesse presentare o si fosse presentato un caso sospetto, lo stesso viene trattato secondo quanto previsto dalla normativa, in totale collaborazione con la competente autorità”.

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Il paradiso fiscale degli Stati Uniti

Un paradiso fiscale da 367 miliardi di dollari con società di comodo collegate in molti casi a individui o imprese accusate all’estero di agire illegalmente, anche sul fronte del riciclaggio di denaro sporco. Non si tratta di Panama o delle Isole Cayman, ma dello stato Usa del South Dakota, nuova frontiera per i professionisti dell’evasione e dell’elusione fiscale. E’ quanto emerge dalle carte dall’inchiesta condotta dal Consorzio dei giornalisti investigativi, quella sui cosiddetti Pandora Papers.

Documenti che gettano luce sull’ascesa dello stato del Midwest dove solo nel 2011 il settore delle società fiduciarie contava un giro di affari di appena 75,5 miliardi di dollari. Ma grazie all’aggressiva politica fiscale messa in campo per attrarre capitali esteri il South Dakota negli ultimi dieci anni è diventata la meta preferita dei furbetti del fisco, con oltre 200 società di comodo che fanno da scudo a miliardi di dollari.

Così vi hanno trovato riparo un magnate colombiano o la famiglia dell’ex vicepresidente della Repubblica Dominicana Carlos Morales. Un caso che imbarazza l’amministrazione Biden, anche perchè non c’è solo il South Dakota, ma (seppure in misura minore) la Florida, il Delaware, il Texas e altri stati Usa.
 

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