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Uccise una 19enne, annullato l’internamento a vita

Il Tribunale federale ha annullato l'internamento a vita pronunciato nei confronti di Claude D, l'uomo che mentre era agli arresti domiciliari uccise la 19enne Marie vicino a Payerne, nel canton Vaud. Una decisione che riaccende il dibattito sulle pene per i criminali recidivi in Svizzera.

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Secondo i giudici della più alta autorità giuridica elvetica non vi sono le condizioni legali per giustificare l’internamento a vita, in quanto gli esperti psichiatrici interpellati hanno fornito analisi divergenti. La legge svizzera esige infatti che per ordinare tale provvedimento due valutazioni indipendenti arrivino a qualificare l’autore come “durevolmente refrattario alla terapia”.

L’8 febbraio 2004, il popolo e i cantoni hanno accettato l’iniziativa popolare «Internamento a vita per criminali sessuomani o violenti estremamente pericolosi e refrattari alla terapia»: in seguito alla votazione, la Costituzione è stata modificata. 

La nuova disposizione è stata applicata per la prima volta dal Tribunale distrettuale di Weinfelden (canton Turgovia) nei confronti di uno svizzero 43enne che nel 2008 uccise una prostituta thailandese.

In questo caso – sottolinea il Tribunale con sede a Losanna – uno dei due specialisti non è giunto a questa diagnosi, non avendo constatato espressamente che l’interessato, 36enne all’epoca dei fatti, sia “inaccessibile a un trattamento per tutta la vita”. Il Tribunale cantonale vodese dovrà dunque esprimersi nuovamente sulla questione.

I giudici federali hanno dunque parzialmente accolto il ricorso in ultima istanza dell’imputato, il quale contestava la sentenza della Corte d’appello del Tribunale cantonale vodese, che il 2 settembre 2016 aveva confermato la condanna inflittagli in primo grado. Mon Repos non ha per contro fatto marcia indietro sull’ergastolo pronunciato per assassinio.

Claude D. era stato condannato nel giugno 2000 a 20 anni di reclusione per aver sequestrato, stuprato e assassinato la sua ex compagna a colpi di pistola nel gennaio 1998. Nell’agosto 2012 era stato posto agli arresti domiciliari con un braccialetto elettronico. Questi erano stati poi revocati in novembre – a causa tra l’altro di scritti pornografici pubblicati su internet – e per l’uomo era stata ordinata nuovamente l’incarcerazione.

Gli arresti domiciliari erano però stati reintrodotti nel gennaio 2013 a seguito di un ricorso dell’interessato, al quale la giudice dell’esecuzione delle pene – che nel frattempo ha lasciato la magistratura vodese – aveva accordato l’effetto sospensivo.

Durante questo periodo aveva conosciuto Marie. Il 13 maggio 2013 l’uomo costrinse la ragazza a salire sulla sua automobile e la portò in un bosco di Torny-Le-Grand (canton Friburgo), vicino a Payerne, dove la strangolò. L’uomo venne arrestato il giorno seguente dopo un inseguimento da parte della polizia.

Il caso riaccende la discussione politica attorno all’internamento a vita su cui si era espresso il popolo elvetico nel 2004. Le reazioni alla decisione del Tribunale federale nel servizio della Radiotelevisione svizzera.

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