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Se fosse uno Stato, Ginevra sarebbe un “Paese a rischio”

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Ginevra è il cantone che recentemente ha effettuato più test di depistaggio, ma è anche quello con la percentuale di casi positivi più elevata. Keystone / Salvatore Di Nolfi

I nuovi casi di coronavirus si accumulano a Ginevra. Il cantone sorpassa da due settimane la soglia fissata dal Consiglio federale (governo) a partire dalla quale una zona presenta "un rischio elevato di contagio".

Ginevra si trova attualmente nell’occhio del ciclone dell’epidemia di covid-19 in Svizzera. Nel cantone si registra il maggior numero di casi, ma è confrontando queste cifre con la popolazione che si osserva il più grande scarto con il resto del Paese.

Negli ultimi 14 giorni, 99 casi di covid-19 per 100’000 abitanti sono stati confermati, malgrado la chiusura dei locali notturni a partire dal 31 luglio. Si tratta di quasi il triplo rispetto agli altri cantoni più toccati dalla pandemia. Nello stesso periodo Sciaffusa, Vaud, Basilea città e Zurigo registrano tra i 30 e i 38 casi per 100’000 abitanti.

Le cifre ginevrine sorpassano dal 27 luglio la soglia fissata dalla Confederazione per i rimpatri. A partire da 60 casi per 100’000 abitanti, l’ordinanza del governo considera che “esiste un rischio elevato di contagio” e rende la quarantena obbligatoria per chi ritorna da tali Paesi.

Se Ginevra fosse uno Stato, le persone che vi si recano dovrebbero dunque restare in quarantena per dieci giorni al loro ritorno in Svizzera.

Ecco in dettaglio la situazione nei diversi cantoni.

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Molti test positivi

Dopo un picco a Zurigo alla fine del mese di giugno, perché i nuovi casi di covid-19 si concentrano a Ginevra? Si tratta forse di un maggior numero di test effettuati?

È vero che Ginevra è il cantone che in questo momento svolge più assiduamente dei test di depistaggio ma è anche quello con la più alta percentuale di casi positivi, il che indica una più elevata circolazione del virus. La prima settimana di agosto, quasi il 7% dei test sono risultati positivi a Ginevra, controil 3,5% del resto della Svizzera.

L’epidemiologo Antoine Flahaut constata anche da qualche settimana una maggiore propagazione del virus che altrove nella Confederazione, ma al momento per questo fenomeno non ha una spiegazione. “Non ci sono ancora abbastanza dati che identifichino l’origine degli ultimi focolai”, indica il direttore dell’Institute for Global Health dell’Università di Ginevra che ricorda come il virus si stia diffondento in “modo eterogeneo” sul territorio cantonale e resta “piuttosto urbano”.

“Separare giovani contagiati e popolazione a rischio”

Flahaut si dice però relativamente tranquillo sulla situazione a Ginevra, poiché ad ammalarsi sono soprattutto i giovani che raramente presentano complicazioni: “È un mese che il numero di casi aumenta senza una crescita dei ricoveri e della mortalità”.

Per l’epidemiologo questo si spiega grazie alla politica di depistaggio. “Fino in maggio e giugno, le persone con dei sintomi venivano semplicemente rimandate a casa, con il rischio che contagiassero i loro cari. Oggi, li testiamo e raccomandiamo loro di auto-isolarsi per qualche giorno se sono portatori del virus. Questo crea un circolo virtuoso, poiché lo scopo è creare una separazione tra i giovani infetti e la popolazione a rischio”.

Ma l’attenzione resta alta. “La preoccupazione più grande è quelle di ritrovarsi confrontati con una nuova diffusione del virus tra i più anziani”, avverte Flahaut.   

Nel video le considerazioni del corrispondente della RSI:

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tvsvizzera.it/Zz/RTS con RSI (RSI News e TG del 14.08.2020) 

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