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Cancro alla prostata, la prevenzione è tutto

Personale medico in sala operatoria.
Una malattia che trovata in tempo, prima che abbia una diffusione metastatica, permette di salvare la vita del paziente © Keystone / Gaetan Bally

l tumore alla prostata è la seconda causa di morte negli uomini in Svizzera. Il mese di novembre è dedicato alla sensibilizzazione e a ricordare la necessità di sottoporsi agli esami di controllo. La prevenzione e la diagnosi tempestiva della malattia rimangono infatti i pilastri fondamentali per affrontarla.

Sono 6’500 gli uomini che ogni anno vengono diagnosticati di tumore alla prostata in Svizzera. Circa 300 quelli in Ticino. Si tratta della seconda causa di morte tra gli uomini.

L’importanza della prevenzione

“Una malattia trovata in tempo, con delle dimensioni limitate, prima che abbia una diffusione metastatica, ci permette di salvare la vita del paziente” dichiara Andrea Gallina, primario d’urologia dell’Ente ospedaliero cantonale (EOC). “In un mondo ideale sarebbe idoneo avere un programma di screening – magari a gestione cantonale o a gestione federale addirittura – in cui si possano invitare tutti gli uomini, a partire dai 45 anni a sottoporsi ad un semplice test del sangue (che si chiama PSA) che permetta comunque di discriminare tra i pazienti a rischio e i pazienti che possono permettersi dei controlli meno serrati”.

Parola d’ordine dunque: prevenzione. E non solo per gli anziani. A questo proposito Gallina segnala che “l’incidenza del cancro della prostata si sta rivelando sempre più frequente nei pazienti più giovani, questo anche grazie a un forte sforzo verso una diagnosi sempre più precoce”. Una diagnosi precoce che ha, ad esempio, salvato Vito Viganò, 83enne, diagnosticato con un tumore maligno. 39 sedute di radioterapia lo hanno riportato in salute.

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La testimonianza

“È stato durante un controllo routinario dal medico di famiglia che ho scoperto che il PSA era aumentato” rivela a questo riguardo. A quel punto il medico di famiglia “mi ha suggerito allora di andare dall’urologo” continua, raccontando il suo stato d’animo: “lì ho avuto veramente una grossa paura perché il tumore è sempre una cosa paurosa”. Viganò tuttavia rassicura: “l’urologo insisteva dicendo noi raccogliamo tutti i dati per assicurarle la terapia più appropriata al suo caso”.

Cura interdisciplinare

Ogni paziente è unico e viene seguito da diversi specialisti che si occupano di lui a tutto tondo. In tal senso, Ursula Vogl, caposervizio oncologia medica EOC, illustra ai microfoni RSI l’approccio di cura interdisciplinare che accompagna il paziente verso la guarigione. “Si chiama tumor board multidisciplinare” racconta il caposervizio, composto da “sette, otto specialisti che abbiamo anche nel nostro centro prostata della Svizzera italiana”. Tante persone e di qualità, richieste per la cura del paziente.

La scelta di terapia viene poi sempre discussa con il paziente per trovare la soluzione migliore, quella più idonea al suo caso e alle sue esigenze. Rispetto alle cure, il primario di radioncologia EOC Thomas Zilli parla di prosettive incoraggianti. “Ci sono stati tantissimi progressi realizzati nel nostro campo con questi trattamenti che sono sempre più corti, dando delle dosi più elevate in meno sedute” spiega Zilli, precisando che “anche per il confronto del paziente i trattamenti sono passati spesso dalle 8 settimane, alle 4 o anche alle cinque sedute”.

E per finire non manca neppure il supporto psico-oncologico: d’altronde l’emotività del paziente gioca un ruolo importante nella guarigione.

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