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Lavoratori svizzeri più stressati e preoccupati

Interno di uno stabilimento con macchine altamente informatizzate; operaio in lontananza
Travail.Suisse persiste nella sua richiesta di un aumento generalizzato dei salari dell'ordine del 2%. RSI-SWI

Le condizioni sul posto di lavoro stanno peggiorando in Svizzera, secondo quanto indica il barometro annuale della confederazione sindacale Travail.Suisse. Presentata lunedì, l'indagine restituisce un quadro di impiegati insoddisfatti, preoccupati e stressati.

I criteri di valutazione, indica l’organizzazione in un comunicatoCollegamento esterno, sono la protezione della salute, il mantenimento della motivazione e la garanzia di un certo grado di sicurezza. Tutti e tre i valori emersi durante l’indagine sono peggiori in confronto agli scorsi anni.

Carico di lavoro

È in crescita di 2,3 punti percentuali rispetto allo scorso anno la quota di lavoratori che si ritengono stressati. “La pressione esercitata sui dipendenti è sempre maggiore e i carichi psico-sociali sono in aumento”, spiega Gabriel Fischer, responsabile della politica economica a Travail.Suisse.

Eppure, prosegue, la politica non monitora con regolarità il logorio e la tensione al lavoro: l’ultimo studio sul tema risale a dieci anni fa.

Intanto, il fenomeno degli orari flessibili rende più difficile conciliare la vita privata con quella professionale, sottolinea ancora il rappresentante della confederazione sindacale.

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Salari e incertezza

A ritenere che il proprio salario non sia adeguato è circa un impiegato su otto. Tre anni fa era meno di uno su dieci (9,4%). È anche sulla base di questo valore che il sindacato persiste nella sua richiesta di un rialzo generale dei salari nell’ordine del 2% per il 2020.

Al contempo, sono sempre di più i lavoratori che temono di essere lasciati a casa, a causa dell’evoluzione congiunturale e della svolta digitale.

Timore di perdere il posto di lavoro: percentuali indicate per quattro macro-regioni
RSI-SWI

L’indagine evidenzia inoltre che la maggior parte dei dipendenti non sente un sufficiente sostegno da parte del datore di lavoro alla voce formazione continua. 

Lo scorso anno, un interpellato su tre non l’ha seguita, per ragioni anche finanziarie o di mancanza di tempo.

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