All’Università di Ginevra scoperta molecola per ridurre gli effetti collaterali degli oppioidi
Una molecola in grado di ridurre gli effetti collaterali degli oppioidi che potrebbe rivelarsi più efficace dei trattamenti attualmente in uso. È quanto scoperto da ricercatori dell'Università di Ginevra (UNIGE).
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Keystone-ATS
Si tratta di un nanocorpo chiamato NbE, la cui struttura è più piccola di un anticorpo e che ha la particolarità di potersi legare in modo stretto e duraturo ai recettori cellulari utilizzati dagli oppioidi, “e di bloccarne così l’azione”. Questo è quanto emerge da una nota diffusa mercoledì dall’UNIGE.
In collaborazione con l’Università di Bruxelles, gli scienziati della città sul Lemano hanno creato in laboratorio molecole ancora più piccole che imitano la parte della molecola NbE responsabile del legame con i recettori degli oppioidi. I ricercatori devono ora trovare un modo per facilitare il passaggio di queste microscopiche molecole alle cellule nervose del cervello.
“Bloccando in modo permanente i recettori degli oppioidi, le nostre nuove molecole hanno il potenziale per invertire o ridurre i loro effetti collaterali deleteri”, osserva la professoressa Stoeber dell’UNIGE, citata nel comunicato. In caso di overdose, potrebbero anche rappresentare un’opzione migliore rispetto ai trattamenti attualmente utilizzati”.
Gli oppioidi, che comprendono la morfina, il fentanyl e il tramadolo, appartengono a una famiglia di prodotti farmaceutici usati per alleviare il dolore. Tuttavia, dato che interagiscono con le cellule nervose del cervello, hanno anche un effetto euforizzante su chi li assume. In alcuni casi, essi possono anche causare vertigini e depressione respiratoria fatale.
I collaterali degli oppioidi creano altresì una forte dipendenza che può condurre a un loro consumo incontrollato, trasformandoli in droghe letali. Negli Stati Uniti, tali farmaci sono in cima alla lista dei disastri sanitari.
“È urgente sviluppare nuove molecole in grado di attenuare gli effetti collaterali sui pazienti e di controllare meglio i rischi di overdose”, ha aggiunto la professoressa Stoeber.
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