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Alleati contro lo “Stato ficcanaso”

Sinistra, sindacati e difensori della privacy lanciano la campagna contro la nuova Legge sull'intelligence; si vota a settembre

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Sinistra, sindacati, difensori del diritto alla privacy ed esponenti del mondo tecnologico. Erano in tanti, lunedì, al lancio della campagna contro la nuova Legge sul Servizio informazioni, che dovrebbe dare più poteri di sorveglianza ai Servizi segreti.

Una Legge, come visto poche settimane fa, il Consiglio federale difende. Oggi sentiamo invece il parere di chi ha lanciato il referendum che porterà al voto il 25 settembre in Svizzera.

Alleati contro lo “Stato ficcanaso”. Così si sono presentati i contrari alla nuova Legge sul Servizio informazioni, che dovrebbe dare più poteri di sorveglianza ai Servizi segreti e sulla quale voteremo a settembre.

Promotori del referendum, i giovani socialisti, sostenuti da una parte del partito “adulto”, dai Verdi e da diverse organizzazioni.

“La nuova legge, lo Stato ficcanaso, questo è il problema”, ha detto la presidente di Gioventù socialista svizzera Tamara Funiciello, “lo Stato riceve la possibilità di prendere un sacco di informazioni della gente, della popolazione svizzera, senza un sospetto concreto.”

Il Consiglio federale assicura che non ci saranno controlli a tappeto, come avvenuto in passato -ciò che ha fatto molto arrabbiare- ma solo controlli mirati e con il consenso del Tribunale amministrativo federale, del Ministro della difesa e di un’autorità parlamentare. Ma i contrari non si fidano.

“Noi abbiamo dei dubbi sul modo in cui i Servizi segreti svizzeri si comportano”, spiega il consigliere nazionale socialista Carlo Sommaruga. “Si sono comportati nel modo di sorveglianza generale negli anni ’80, si sono di nuovo messi a operare nello stesso modo negli anni 2010, e sappiamo che con la numerizzazione dell’informazione questo fenomeno è molto forte, basta pensare a Snowden e a quello che fanno gli americani, ma anche gli inglesi e i tedeschi.”

La Legge, secondo Consiglio federale e Parlamento, dovrebbe contribuire a prevenire attacchi terroristici, cyberattacchi, spionaggio e proliferazione di armi di distruzione di massa.

Tutto questo, dando ai Servizi segreti –quando necessario e con i dovuti permessi– la possibilità di sorvegliare le comunicazioni telefoniche e di posta elettronica; più in generale i computer privati, anche all’estero, video-sorvegliare gli spazi privati, perquisire immobili e veicoli, usare GPS per seguire dei sospetti.

Nuove competenze sulle quali, il 25 settembre, deciderà il popolo.

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