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Svizzera-UE, un compromesso è ancora possibile

Parmelin e Von der Leyen davanti ai rispettivi pulpiti con bandiere CH e UE accanto e sfondo blu
Il punto stampa prima dell'incontro. Keystone / Francois Walschaerts / Pool

Il presidente della Confederazione Guy Parmelin è stato ricevuto venerdì mattina dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Tema del colloquio era la spinosa questione dell'accordo quadro istituzionale, che vede impegnate la Svizzera e l'UE in difficili negoziati. "Il testo dell'accordo è buono ed è quello che ci serve", scrive la Commissione, pur non chiudendo la porta ad ulteriori negoziati sui punti controversi.

Mediante un accordo istituzionale, l’Unione Europea vuole costruire relazioni stabili e coerenti con la Svizzera, ha ricordato ai media von der Leyen poco prima del colloquio. Secondo la presidente, un’intesa è possibile anche se ci vuole una dose di flessibilità da ambo le parti e nei negoziati gli ultimi metri sono i più difficili, ha osservato.

La Svizzera, ha detto dal canto suo Parmelin, intende fare di tutto per mantenere le relazioni bilaterali. Tuttavia, è evidente una differenza di prospettive con gli “ultimi metri” evocati dalla presidente della Commissione. Nella versione attuale, il testo non ha possibilità di essere accolto in Svizzera a causa di tre capitoli controversi: la protezione dei salari, gli aiuti di Stato e la direttiva sulla cittadinanza europea.

Le divergenze sui punti sensibili sono ancora grandi, ha dichiarato davanti ai media il presidente della Confederazione Guy Parmelin.

A livello di discussioni tecniche, ha aggiunto il ministro UDC nel corso di un incontro dei media nella rappresentanza elvetica a Bruxelles, la Svizzera ha fatto proposte concrete circa le divergenze sui tre aspetti citati. “Noi desideriamo che l’Ue faccia lo stesso”.

Ad ogni modo, i negoziatori rimangono in contatto. La Confederazione, ha spiegato il consigliere federale, ha sempre dichiarato che intende consolidare e sviluppare le relazioni bilaterali con l’Ue, ma non firmerà l’accordo senza progressi sugli aspetti contestati.

.La Commissione dal canto suo affidato a una comunicazione scritta le sue conclusioni. Vi si legge che l’Esecutivo comunitario considera buono il testo dell’accordo e che la Svizzera è stata sentita sui tre punti di attrito. “Siamo convinti che i negoziati debbano continuare, la nostra porta è sempre aperta e lo resterà in futuro. Siamo pronti a trovare dei compromessi ma ci vuole flessibilità da entrambe le parti”, ribadisce il testo.

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Nel servizio RSI, le dichiarazioni delle parti prima dell’incontro.

La bozza, risultato di quattro anni di trattative, è sul tavolo dei politici dall’autunno del 2018. Il governo svizzero non lo ha però firmato, e ha avviato una consultazione con commissioni parlamentari, Cantoni, partiti e partner sociali che hanno confermato le divergenze importanti. I punti controversi fin dall’inizio sono le misure accompagnatorie alla libera circolazione delle persone, e l’estensione dei diritti all’aiuto sociale, alla protezione contro l’espulsione e al diritto di soggiorno permanente ai cittadini europei dopo 5 anni. Quanto gli aiuti statali, secondo i Cantoni non dovrebbero essere in nessun caso condizionati dall’Accordo nei settori nei quali la Svizzera non ha garanzia di accesso al mercato europeo.

Relazioni da preservare

L’accordo quadro “è essenziale per le nostre relazioni”, ritiene la presidente della Commissione, anche perché “la Svizzera e l’UE non sono semplici vicini”: alla prossimità geografica corrispondono strette relazioni tra i rispettivi cittadini.

Pure il consigliere federale ha dichiarato che le relazioni con l’UE sono “preziose” e vanno preservate soprattutto in tempi difficili come questi, riferendo che negli ultimi mesi le discussioni tra le parti sono state intense e le trattative -difficili- condotte con molto impegno.

Non è un’uscita

Non farò “il Boris Johnson”, aveva assicurato Parmelin alla stampa domenicale; la situazione della Svizzera non è peraltro paragonabile a quella del Regno Unito, ha aggiunto, perché il nostro Paese “non vuole uscire da un accordo, bensì trovare una soluzione per svilupparlo”.


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Il collegamento in diretta del corrispondente da Bruxelles.

Un accordo “indispensabile”

Intanto, in un’intervista pubblicata venerdì dai giornali del gruppo Tamedia, il predecessore di von der Leyen alla guida della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha affermato che Svizzera e UE devono continuare le loro discussioni poiché raggiungere un’intesa è indispensabile. In caso contrario, sia Bruxelles che Berna ne sarebbero danneggiate, ritiene.

“La Commissione non abbandona mai il tavolo delle trattative” e un dibattito sulla rottura dei negoziati non esiste in seno all’UE, assicura, aggiungendo che sarebbe molto deluso se ad abbandonarli fosse la Svizzera.

Nondimeno, il politico lussemburghese non esclude nuove rappresaglie da parte dell’Unione come il non prolungamento dell’equivalenza borsistica, per evitare il quale invita a concludere nei tempi più stretti possibili l’accordo istituzionale. Juncker si oppone all’idea che la Svizzera ottenga concessioni in cambio di contributi finanziari più elevati: “È sbagliato pensare di risolvere i problemi con i soldi”.

Nel prossimo servizio l’analisi dei tre punti critici che bloccano l’accordo.

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tvsvizzera.it/ATS/ri con RSI (TG del 23.04.2021)

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