Conferenza del Consiglio d’Europa sugli abusi, lodato il modello svizzero di riparazione
Promuovere il benessere dei bambini è una delle cose più importanti che si possano fare a livello politico: la decisione di diversi Stati di affrontare la questione e cercare soluzioni sul modello svizzero in materia di riparazione per le vittime di abusi è lodevole.
Questo in sintesi il messaggio espresso dal consigliere federale Beat Jans venerdì a Strasburgo nel corso di una conferenza internazionale presso il Consiglio d’Europa (CdE).
Mostrare agli Stati membri come sia possibile affrontare la tematica seguendo l’esempio della Svizzera era l’obiettivo dell’evento, organizzato dalla Commissione per gli affari sociali, la salute e lo sviluppo sostenibile del CdE, dalla delegazione svizzera presso l’Assemblea Parlamentare del CdE e dalla Fondazione Guido Fluri. Vi hanno partecipato numerosi ministri, ambasciatori e politici di alto rango di tutto il continente, convinti della necessita di agire.
A tracciare la via la risoluzione 2533 del CdE, approvata senza voti contrari lo scorso gennaio assieme a una serie di raccomandazioni che ricalcano le richieste avanzate da una mozione del consigliere nazionale giurassiano Pierre-Alain Fridez (Partito socialista PS) e di Justice Initiative, ONG della Fondazione che fa capo a Guido Fluri, imprenditore svizzero padre fra l’altro dell’iniziativa per la riparazione volta a concedere assistenza e un risarcimento alle persone oggetto di collocamenti coatti.
Riconoscere le sofferenze
La risoluzione del CdE chiede che le sofferenze dei sopravvissuti agli abusi sui minori vengano ufficialmente riconosciute nei 46 Stati membri, che si faccia un preciso punto della situazione in ogni Paese, che le persone interessate ricevano un risarcimento – a prescindere dalla prescrizione – e che in ogni singolo Paese venga condotta una ricerca scientifica.
Le indagini dovrebbero essere complete e riguardare gli abusi fisici, sessuali e psicologici. Ciò include l’assistenza in istituti pubblici, privati o religiosi, l’assistenza inadeguata, l’assistenza in case private, l’allontanamento dei bambini da genitori ritenuti “inadatti”, le adozioni e le sterilizzazioni forzate.
Urge intervenire a livello europeo
Nel corso della conferenza sono stati presentati i risultati del sondaggio “Our Voice” condotto da Protect Children, organizzazione partner di Justice Initiative, interpellando oltre 20mila vittime di violenze sessuali su bambini in Europa. Da essi si evince che la maggior parte degli abusi ha gravi conseguenze, tra cui depressione, problemi relazionali e disturbi d’ansia.
Sebbene il 67% delle vittime abbia rivelato le proprie esperienze, quasi la metà non le ha denunciate fino a 11 anni dopo la violenza. Il 69% di essi non ha ricevuto alcun sostegno e l’89% riferisce che la denuncia non ha portato a un’indagine di polizia. Secondo Protect Children, la situazione dimostra chiaramente che l’attuazione della risoluzione 2533 è urgente.
L’elogio dell’ONU
Parole di elogio per iniziative che lavorino in questa direzione sono state espresse da Najat Maalla M’jid, rappresentante Speciale delle Nazioni Unite per la violenza contro i bambini: “accolgo con favore le linee guida contenute in questa risoluzione del CdE per prevenire e combattere la violenza contro i bambini nelle istituzioni pubbliche, private e religiose”, ha affermato in un messaggio video.
L’attuazione della risoluzione 2533 è un tema anche in seno alla Chiesa cattolica: intervenendo di persona a Strasburgo, Hans Zollner, direttore dell’Istituto di Antropologia della Pontificia Università Gregoriana di Roma e massimo esperto della Chiesa cattolica in materia di protezione dell’infanzia, ha annunciato la creazione di cosiddetti “team di sviluppo”. Essi lavoreranno insieme a specialisti locali nelle diocesi dell’Europa meridionale e sud-orientale per valutare i fattori che hanno un impatto positivo sulla tutela dei bambini.
Diritti dei bambini
Il progetto all’origine della conferenza odierna è nato nel settembre 2021 in occasione di un simposio a Berna: rappresentanti di 17 Paesi hanno gettato le basi di Justice Initiative e redatto la mozione poi depositata da Fridez. Oltre a portare avanti il dossier del Consiglio d’Europa, Justice Initiative gestisce centri in una dozzina di Paesi europei: essi conducono campagne di politica nazionale basate su quattro pilastri centrali – verità, riconoscimento, riparazione, prevenzione.
Tra i momenti salienti del lavoro di Justice Initiative dell’anno scorso c’è stata la consegna il 6 dicembre di oltre mezzo milione di firme a Bruxelles a sostegno di una nuova legislazione europea per una maggiore protezione dagli abusi nel mondo online.
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