A rischio finanziario il 90% degli ospedali elvetici
Sono allarmanti i dati più recenti sulla crisi degli ospedali. Nove strutture su dieci sono a rischio da un punto di vista finanziario.
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Keystone-ATS
Da diverse settimane l’associazione mantello degli ospedali, delle cliniche e degli istituti di cura svizzeri H+ si dice preoccupata per la situazione finanziaria in cui versa la maggioranza delle strutture.
Nella Svizzera tedesca l’Inselspital di Berna ha chiuso due sedi minori, malgrado il sostegno di 100 milioni di franchi ricevuto dal Cantone. Argovia ha versato 240 milioni di franchi all’ospedale cantonale di Aarau e il Cantone San Gallo ne ha versati 163 milioni al nosocomio principale.
Nella Svizzera francese e in quella italiana la situazione non è migliore: l’ospedale pubblico di Neuchâtel ha un deficit di 22 milioni, mentre è di 23 milioni quello dell’ospedale universitario di Ginevra (HUG). Per lo CHUV di Losanna da qui al 2028, ci sono piani per risparmiare 100 milioni di franchi, mentre per quello cantonale di Friburgo 60 milioni.
La Radiotelevisione della Svizzera italiana RSI ha discusso con il direttore dello CHUV Nicolas Demartines per capire meglio di cosa sta succedendo ai nosocomi elvetici.
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“Ci sono problemi strutturali comuni a tutti gli ospedali: l’aumento della popolazione anziana e dei bisogni, l’aumento delle richieste al pronto soccorso, che in 15-20 anni da noi sono progredite del 40%”, ha dichiarato Demartines.
Le innovazioni tecnologich costano
“La particolarità dello CHUV è che offriamo un servizio di eccellenza disponibile 24 ore su 24, 365 giorni l’anno. È vero che il sistema ha forse raggiunto una sorta di limite, ma non è solo colpa degli ospedali. Prendiamo in considerazione anche le tecnologie che usiamo: evolvono velocemente, vanno cambiate sempre più spesso e quindi vengono utilizzate per minor tempo”. Senza dimenticare che sono costose.
C’è poi un’importante fetta di lavoro dedicata alle assicurazioni malattia, prosegue Demartines: “Allo CHUV ci sono 14 persone che si occupano di rispondere alle contestazioni delle casse malati, ma alla fine solo l’1% delle fatture dev’essere corretta. Si tratta di oltre un milione di franchi che potremmo risparmiare”.
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