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Umoja e altre grane dell’Onu a Ginevra

Le Nazioni Unite a Ginevra sono alle prese con un grosso e imbarazzante problema: un nuovo sistema informatico, che avrebbe dovuto facilitare il lavoro e far risparmiare, non funziona ed è già costato oltre mezzo miliardo, più del doppio del previsto. Una vicenda che potrebbe avere ripercussioni sul personale e sulla presenza stessa dell'Onu a Ginevra, ripercorsa in questo reportage della Radiotelevisione svizzera RSI.

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È festa nella centralissima sala di concerti ginevrina Victoria Hall. Ospite della Fondazione per Ginevra, il festeggiato Micheal Møller, direttore della sede ginevrina dell’Onu. Ma basta pronunciare il nome della controversa piattaforma informatica Umoja per smorzare l’entusiasmo.

“Molte critiche, molti i costi”, osserva Møller, “succede con un progetto come questo, molo pesante, che ha un impatto a 360 gradi sulle nostre attività. Ci sono dei problemi, alcuni sono in via di risoluzione, avrei certamente che fossero risolti prima, ma ce la faremo, anche perché non abbiamo scelta”.

È stato definito il più grande fiasco tecnologico dell’Onu. Sarebbe dovuto costare 200 milioni di dollari, ovvero meno della metà della fattura attuale: 544 milioni.

“Si parla di un miliardo per tutto il ciclo del progetto, per tutta l’Onu”, rivela Ian Richards, responsabile del personale ginevrino della Nazioni Unite. “È pensato per gestire i budget e i contratti, ma ha ancora problemi: i nostri colleghi che devono gestire i progetti, ad esempio, non sanno quanti soldi hanno a disposizione. I posti di lavoro sono a rischio

Ci sono pero’ stati molti problemi all’inizio, poi e’ stato migliorato, ma ancora oggi ci ne sono altri. Ad esempio i nostri colleghi che devono gestire i progetti non sanno quanti soldi hanno a disposizione. I posti di lavoro sono a rischio. Gli stati membri hanno dunque speso molto, ora temo vogliano cercare di tagliare a Ginevra”.

Umoja, il cervello informatico che dovrebbe tenere traccia di tutto, far risparmiare e velocizzare il lavoro. Dal personale amministrativo è dunque visto come una minaccia. Eppure, dal 2011 a oggi, pare che i posti di lavoro siano aumentati.

“Se si guarda bene”, sottolinea Ian Richards, “la parte dei collaboratori che aumenta davvero è composta da contratti non permanenti e questo mostra che non si vuole più investire a lungo termine a Ginevra. Si aumentano i posti temporanei, precari che potrebbero finire da un giorno all’altro”.

Come se non bastasse, un documento interno conferma l’intenzione di centralizzare i servizi amministrativi in due centri. Uno, probabilmente a New York. Per l’altro, Ginevra dovrà farsi largo fra la concorrenza.


 

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