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L’assassino di Liegi aveva già ucciso

Un poliziotto (con gilet con scritta Police Liege ) guarda i fiori deposti nel luogo dove sono cadute le due colleghe
Un collega di due delle tre vittime dell'attacco a Liegi. Keystone

L'uomo che martedì ha colpito a morte due poliziotte e un giovane a Liegi, in Belgio, aveva già ucciso una persona la sera prima della strage. Lo ha confermato mercoledì il ministro dell'Interno Jan Jambon in un'intervista radiofonica.

Il corpo della prima vittima, un uomo di 30 anni, era stato scoperto in un’abitazione dei Marche-en-Famenne, a 50 km da Liegi. Si tratta, scrivono i media, di un ex detenuto che l’omicida, Benjamin Herman, conosceva.

Lo avrebbe ucciso a colpi di martello e l’arma sarebbe stata ritrovata nella sua auto a Liegi, dopo la strage in seguito alla quale lo stesso Herman è morto, freddato dalla polizia.

Indizi di radicalizzazione

Intanto, la procura federale ha confermato che il killer -29 anni, di nazionalità belga- ha urlato più volte “Allah Akbar”: la prima in strada, dopo aver assalito e ucciso le due agenti, e la seconda uscendo dal recinto della scuola dove aveva preso in ostaggio una donna.

Si continua a indagare, oltre che sull’esistenza di eventuali complici, sulla possibilità che Herman fosse drogato e che in carcere sia entrato in contatto con persone radicalizzate.

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“I primi elementi sembrano indicare che potrebbe trattarsi di un attentato terroristico” dichiara il portavoce della polizia Wenke Roggen, “il modus operandi corrisponde a quello propagandato su internet dall’isis”.

Benjamin Herman aveva lasciato la prigione lunedì mattina per un congedo, e avrebbe dovuto rientrarci martedì sera alle 19.30. Era stato incarcerato più volte per furti, vandalismi e possesso di droga.

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