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Primi effetti finanziari delle sanzioni

Banconote russe ed europee.
Entrate in vigore le sanzioni europee e americane, il rublo ha perso immediatamente il 30% del suo valore. Keystone / Sven Hoppe

La moneta russa ha perso fino al 30% del valore e la Banca centrale di Mosca - quasi completamente isolata dal sistema bancario - ha raddoppiato i tassi d'interesse.

C’è clima di attesa sui mercati finanziari in questo primo giorno della settimana di contrattazioni e quinto giorno della guerra in Ucraina. Mentre in Russia iniziano a farsi sentire in modo concreto le sanzioni internazionali, a pagare le dirette conseguenze è la valuta russa. Il rublo ha perso fino al 30% del suo valore: 100 rubli valgono oggi 1 dollaro, 0,90 franchi, 0,93 euro. La borsa di Mosca resterà chiusa per tutta la giornata.

È sempre notizia di lunedì che la Banca centrale russa ha deciso di aumentare i tassi di interesse dal 9,5% al 20%. Un raddoppio che si spiega così: I motivi sono anche banali, tutto sommato. Se un paese paga il 20% di interesse per chi acquista la sua valuta, lo fa per attirare gli investitori. Una mossa logica, ma che non sembra, al momento, sortire effetti, perlomeno visti i movimenti sul rublo, che continua a perdere.

Inoltre, Mosca ha sospeso temporaneamente la vendita di titoli da parte di stranieri, e imposto agli esportatori di farsi pagare solo in moneta forte. La Russia ha un controvalore di 630 miliardi di riserve in moneta estera. Nemmeno tanti, se pensiamo che la Svizzera supera i 1000 miliardi.

Ma il problema è che questi 630 miliardi non sono tutti in Russia, quindi il rischio che vengano bloccati all’estero è forte. Ecco quindi che si fa di tutto per trattenere o far entrare nel paese moneta forte. Naturalmente fintanto che le banche, o perlomeno alcune, potranno utilizzare il sistema di pagamenti internazionali, il famoso SWIFT” da cui la Russia è stata in parte esclusa.

Banca centrale russa isolata

Nel frattempo gli Stati Uniti annunciano che vietano con effetto immediato tutte le transazioni con la Banca centrale russa.

Vietato fare affari e operazioni con la Banca centrale russa, il fondo sovrano russo e il ministero delle Finanze russo

L’amministrazione americana ha vietato a individui e imprese di fare affari e operazioni con la Banca centrale russa, il fondo sovrano russo e il ministero delle Finanze russo. “Questa azione immobilizzerà efficacemente qualsiasi asset della Banca centrale russa detenuto negli Stati Uniti o da cittadini statunitensi, ovunque si trovi”, si legge in una nota del dipartimento del Tesoro americano.

Da quando le sanzioni sono state annunciate sabato, la Banca Centrale russa ha lavorato per spostare i suoi asset in paradisi sicuri. Lo afferma un funzionario americano citato dai media statunitensi, sottolineando che i 630 miliardi di dollari di riserve della Banca Centrale sono stati a lungo considerati come una polizza assicurativa ma con “la decisione di oggi” di sospendere ogni transazione con l’istituto centrale “si rimuove questa assicurazione”.

Diventano realtà anche nel Regno Unito le sanzioni anti russe dell’occidente, promosse in prima fila dal governo di Boris Johnson, con una stretta che si abbatte da lunedì sull’accesso ai mercati della City – hub globale della finanza – su tutti i principali attori istituzionali di Mosca. Il cancelliere dello Scacchiere, Rishi Sunak, titolare del Tesoro nell’esecutivo Tory, ha infatti formalizzato il divieto alle istituzioni finanziarie britanniche di realizzare transazioni di sorta con la Banca centrale russa, con il ministero degli Esteri o con il fondo sovrano moscovita.

Parallelamente il governatore della Banca d’Inghilterra (Bank of England, BoE), Andrew Bailey, ha annunciato l’entrata in vigore di “tutti gli interventi necessari” destinati a tradurre in realtà le ritorsioni economiche “contro l’invasione russa dell’Ucraina”: indicando fra i compiti dell’istituto d’emissione di Londra l’obiettivo di impedire alla Banca centrale della Russia di usare le sue riserve estere da 630 miliardi di dollari; precludere alle banche sanzionate l’accesso a pagamenti in sterline e compensazioni tramite l’isola; di rafforzare in modo significativo le restrizioni commerciali; e infine, d’impedire alle società russe di emettere titoli trasferibili nel Regno.

Oggi stesso, inoltre, il governo Tory introduce in Parlamento l’iter della promessa riforma legislativa volta a dare un giro di vite al flusso di “denaro sporco” o di provenienza dubbia che per anni e anni ha arricchito Londra e il Regno per opera di élite estere spesso sospettate di corruzione. Normativa che mira a consentire di colpire qualunque oligarca più o meno vicino al Cremlino si riterrà di mettere sotto torchio, anche attraverso un “Registro delle entità d’oltremare” che dovrebbe obbligare agli stranieri con proprietà sull’isola a rivelare le loro identità reali senza potersi più celare dietro società di comodo.

Contenuto esterno

Banca centrale russa preoccupata

Le condizioni per l’economia russa sono cambiate drammaticamente”. È il grido d’allarme lanciato dalla governatrice della Banca centrale russa, Elvira Nabiullina.

“Le nuove sanzioni imposte da stati esteri hanno causato un aumento considerevole nel tasso di cambio del rublo e limitato le opportunità per la Russia di usare le sue riserve di oro e in valuta straniera. Di conseguenza dobbiamo dispiegare un’ampia gamma di strumenti per mantenere la stabilità finanziaria”, ha aggiunto. 

Il crollo del rublo è “un fattore proinflattivo addizionale che colpisce gli attuali prezzi dei prodotti e causa un drastico aumento delle aspettative di svalutazione e delle aspettative di inflazione”, ha detto ancora. 

La Banca centrale russa ha deciso di aumentare i tassi di interesse al 20% “allo scopo di supportare l’attrattiva dei depositi e proteggere i risparmi delle famiglie contro la svalutazione”. “Abbiamo bisogno di alzare i tassi di interesse a livelli che compenserebbero i rischi di una più alta inflazione per le persone”, ha dichiarato ancora Elvira Nabiullina.
 

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