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Dimissioni di Boris Johnson, trema il governo May

Il ministro degli esteri britannico Boris Johnson ha presentato le sue dimissioni lunedì analogamente a quanto fatto il giorno prima dal ministro incaricato del dossier Brexit David Davis. I due hanno voluto in questo modo dimostrare il loro disaccordo con la linea "soft" intrapresa dalla premier Theresa May per il divorzio del paese dall'Ue. 

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La Brexit era “l’opportunità di fare le cose diversamente […] di massimizzare le chance del Regno Unito di diventare un’economia globale aperta e rivolta all’esterno”, ha scritto Johnson nella sua lettera di dimissioni.

“Oggi quel sogno sta morendo, soffocato da un’inutile insicurezza. Ci stiamo ora dirigendo verso una semi-Brexit, con una parte dell’economia rinchiusa nel sistema dell’Ue, ma senza nessun controllo su questo sistema”, ha aggiunto, rammaricandosi che con il piano della premier il Regno Unito rischia di diventare “una colonia del’Ue”.

“Siamo in disaccordo sul modo migliore di mettere in atto il nostro impegno comune di onorare il risultato del referendum”, ha invece detto invece la May davanti ai deputati pochi minuti dopo l’annuncio del suo ministro degli esteri.

La premier ha comunque difeso la sua strategia che prevede la creazione di una zona di libero scambio e un nuovo modello doganale con i 27, per mantenere un commercio “senza attriti” con il continente.

“Un’illusione durata 48 ore”

Dopo mesi di divisioni in seno alla maggioranza conservatrice, sembrava fosse stato raggiunto un consenso. “Ma l’illusione è durata solo 48 ore”, ha detto il leader dell’opposizione laburista Jeremy Corbyn. 

Adesso che Boris Johnson è fuori dal governo, si suppone che provi a realizzare il suo sogno di diventare primo ministro. La sua partenza accresce le possibilità per la May di dover affrontare un voto di fiducia in seno al suo partito.

I suoi sostenitori ritengono che riuscirebbe a uscirne indenne dato che attualmente non sembra esserci nessuna figura capace di unire i Tories attorno a una posizione comune.  Se perdesse, tuttavia, Johnson sarebbe uno dei favoriti alla successione.

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