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Pedofilia, il "mea culpa" del cardinale Pell

Il prelato australiano, sugli abusi nel suo Paese negli anni '70-'80, afferma: "la Chiesa ha commesso errori enormi ma sta lavorando per rimediare"

Questo contenuto è stato pubblicato il 29 febbraio 2016 - 13:32

La Chiesa cattolica è di nuovo confrontata con gli scandali pedofilia, con il mea culpa del cardinale Pell, che ha affermato che la Chiesa cattolica ha commesso errori enormi ma sta lavorano per rimediare.

Una dichiarazione, quella dell'influente cardinale australiano, resa alla Commissione d'inchiesta del suo Paese sugli abusi subiti da minori da parte di prelati pedofili negli anni Settanta e Ottanta.

George Pell è il prelato di più alto grado della Chiesa cattolia australiana. Testimonia in videoconferenza davanti alla Commissione che indaga su come le istituzioni, ecclesiastiche e non, hanno risposto agli abusi sessuali su minori perpetrati da diversi sacerdoti negli anni Settanta e Ottanta in Australia.

"La Chiesa ha fatto errori enormi e sta lavorando per rimediare", ha detto Pell. "Ma in molti luoghi, e sicuramente in Australia, ha voluto coprire gli scandali, deludendo i fedeli."

Errori come quello commesso in un caso che ha scosso l'Australia, quello di Gerard Risdale che, come altri sacerdoti accusati di pedofilia, era stato spostato di parrocchia in parrocchia. Pell ha ribadito che non sapeva delle abiette azioni del prete che lavorava al suo fianco nella diocesi di Ballarat. L'ex sacerdote è ora in carcere, condannato per 138 reati ai danni di 53 vittime.

Una di loro, suo nipote, è tra le 14 presenti alla testimonianza. Tutte deluse. "Mi sembra di risentire quanto già detto a Ballarat: la memoria del Vaticano è selettiva. Ma vediamo come andranno avanti." "Le azioni valgono più delle parole, è quello che diciamo sempre ai nostri figli. Se mio figlio fa qualcosa di sbagliato, e si scusa, ma non cambia il suo comportamento, viene punito. Vogliamo fatti."

I lavori della commissione riprenderanno lunedì sera.

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