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Strage di Parigi, è terrorismo

Si conferma la pista del terrorismo dopo l'uccisione dei quattro poliziotti a Parigi avvenuta lo scorso giovedì. "Solo Dio ti giudicherà! Allah Akbar!", era stato il commento della moglie via telefono quando l’assalitore le aveva comunicato l’intenzione di entrare in Prefettura dopo l’acquisto di un coltello con una lama in ceramica di 33 centimetri.

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Mickael Harpon “aderiva a una visione radicale dell’islam” ed era in contatto con individui “del movimento islamico salafita”. Lo ha dichiarato sabato il procuratore antiterrorismo, Jean-François Ricard, dopo che le autorità francesi avevano dichiarato di non avere sospetti di terrorismo sull’uomo.

Il procuratore ha aggiunto che le prime indagini hanno rivelato un’adesione del killer della questura a “certi abusi commessi in nome della religione” islamica, il “suo desiderio di non avere più alcuni contatti con le donne”, la sua “giustificazione” degli attentati contro Charlie Hebdo nel 2015. 

In una conferenza stampa, il procuratore ha parlato poi di “cambiamenti di abitudini” di Harpon, anche dal punto di vista “dell’abbigliamento” da diversi mesi.

Sembra infatti che l’uomo avesse abbandonato “qualsiasi abito occidentale per indossare vesti tradizionali quando andava alla moschea”. Dall’inchiesta sono emersi anche “contatti fra l’autore dei fatti e diversi individui, sospettati di appartenere ad ambienti islamisti”.

Convertito all’Islam una decina di anni fa

Harpon, prima di convertirsi all’islam una decina di anni fa, e non nel 2017 come era stato detto in un primo momento, era stato denunciato per violenze coniugali nel 2009. Nell’attacco di giovedì, caratterizzato da “estrema violenza”, l’uomo era armato di due coltelli comprati quella stessa mattina, uno da cucina, metallico, e uno per aprire le ostriche. 

Poco prima di passare all’atto, l’uomo aveva scambiato con la moglie, il cui stato di fermo è stato prorogato, 33 messaggi sms. In questo scambio, Harpon ha scritto frasi di ispirazione religiosa, concludendo con “Allah Akbar” e “segui il nostro amato profeta Maometto e medita il Corano”.

L’informatico aveva accesso a dati sensibili dell’intelligence e crescono i timori legati a possibili infiltrazioni nei sistemi di sorveglianza dello Stato.


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