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La stazione spaziale cinese non è caduta in testa a nessuno

Anche se la possibilità che i suoi detriti cadessero su una zona abitata era bassissima, Tiangong-1 ha fatto molto parlare di sé in questi ultimi giorni, anche in Italia. La stazione spaziale cinese è bruciata quasi completamente al rientro nell'atmosfera e solo pochi piccoli pezzi sono caduti nel Pacifico meridionale. 

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Dopo 2’375 giorni e 21 ore in orbita, la stazione spaziale cinese Tiangong 1 ha concluso la sua caduta libera sul Pacifico meridionale, bruciando quasi completamente al rientro nell’atmosfera. Solo pochi detriti si sono inabissati nell’oceano.

Il ‘Palazzo celeste’, questo significa il suo nome, è stato seguito da telescopi e radar di almeno 12 agenzie spaziali e centri di ricerca di tutto il mondo.

Modello Tiangong 1
Un modellino della stazione spaziale Tiangong 1 in mostra a Zhuhai nel 2010. Keystone

Per giorni questo veicolo spaziale grande come un autobus e pesante quasi 8 tonnellate è diventato famoso anche in Italia: nonostante il rischio del rientro sul paese sia sempre stato molto basso, l’Italia centromeridionale rientrava nella vasta zona a rischio compresa fra 43 gradi di latitudine Sud e 43 gradi di latitudine Nord. Soltanto nella tarda serata di ieri sono arrivati i dati che hanno permesso di escludere il rientro del veicolo in caduta incontrollata sulla Pensiola.

L’area a rischio, inizialmente estesa dalle Americhe all’Oceania, aveva cominciato a restringersi dalle prime ore della mattina di Pasqua: all’inizio era stata esclusa l’America centrale e settentrionale, con gran parte dell’Australia, parte della Nuova Zelanda e il Madagascar. Qualche ora più tardi la fascia si era ulteriormente ristretta, con l’esclusione di Africa sud-orientale, India e Indocina. L’Italia continuava a rientrare nella fascia, sempre nella zona da Firenze in giù, ma con un rischio che gli esperti continuavano a indicare come molto basso. In serata le previsioni del Joint Space Operations Center (Jspoc) del Comando strategico degli Stati Uniti, punto di riferimento internazionale in questo campo, escludevano la Penisola dall’area di rischio e indicavano come punto più probabile per l’impatto l’Atlantico meridionale.

Intorno all’1:00 del mattino (ora italiana) del 2 aprile è scattato il contro alla rovescia per il rientro, che sarebbe potuto avvenire in qualsiasi istante da allora fino alle 4:48. Come sempre accade nei casi di rientro incontrollato, la notizia che il ‘Palazzo celeste’ aveva concluso la sua corsa è arrivata oltre un’ora dopo l’impatto nell’atmosfera, avvenuto alle 2:16.

Rimbalzando negli strati più alti dell’atmosfera, in una delle sue ultime orbite la Tiangong 1 aveva sorvolato il Jiuquan Satellite Launch Center, la base spaziale dalla quale era stata lanciata il 30 settembre 2011. La sua vita operativa avrebbe dovuto essere breve, di appena due anni, invece nel 2013 la Cina decise di prolungarne l’attività, finché nel marzo 2016 perse i contatti con il veicolo spaziale e fu costretta a dichiararlo fuori controllo.

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