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Il punto sui rifugiati tra Italia, Svizzera e U.E.

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Una sentenza della Corte europea di Strasburgo su una famiglia afghana che vive in Svizzera rimette in discussione il regolamento in materia di asilo

Una sentenza della Corte Europea di Strasburgo (link pdfCollegamento esterno) potrebbe rimettere in discussione il discusso regolamento di Dublino in materia di asilo. Perché discusso? A causa del principio secondo cui i rifugiati devono rimanere nel paese U.E. nel quale arrivano. Paese che, nella grandissima maggioranza dei casi è l’Italia.

L’accordo di Dublino

Questo principio è in realtà alla base di molti confronti/scontri politici. Da una parte l’Italia, che si trova ad essere la porta d’entrata all’Europa e a gestire praticamente da sola gli sbarchi e i rifugiati. Da un’altra i rifugiati stessi che, nella stragrande maggioranza dei casi, in Italia non ci vorrebbero stare, e vorrebbero invece cercare fortuna in paesi più ricchi come Svizzera, ma anche Germania e paesi scandinavi. E infine proprio questi paesi, che temono a loro volta una sorta di invasione e quindi richiamano l’Italia affinché registri tutti i rifugiati. Perché se sui loro documenti figura la penisola come paese d’arrivo essi posso esservi rispediti.

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Questo però rischia ovviamente di far sì che l’Italia si trovi, oltre che a far fronte all’emergenza sbarchi, anche a gestire tutti (o quasi) i rifugiati che ambiscono a un futuro in Europa. E probabilmente anche per questo a volte si chiude un occhio sulla registrazione.

Ora però le cose potrebbero cambiare.

La sentenza di Strasburgo

Potrebbero cambiare perché una famiglia afghana, che attualmente vive a Ginevra, ha fatto ricorso contro la decisione di espulsione in Italia, e i giudici europei le hanno dato ragione. Hanno infatti stabilito che la Svizzera non può ordinare il trasferimento di una famiglia con sei bambini benché sia l’Italia il paese competente per l’esame della domanda d’asilo. E come spiega il servizio del TG non può farlo, dicono i giudici, se Roma non fornirà garanzie di poter offrire alla famiglia stessa un trattamento adeguato.

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In sostanza, per i giudici in Italia non ci sono le condizioni ideali, soprattutto dal profilo dell’alloggio.

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E, almeno da questo reportage, sembra difficile dar loro torto.

Cosa potrebbe cambiare

Al momento, capire che direzione prenderanno le cose è molto difficile. Di certo il principio dell’espulsione nel paese d’arrivo non è più indiscutibile. Stando ai giudici se ci sono ragioni umanitarie vi si può derogare. E questo è un primo punto. Ma c’è anche un secondo punto: la sentenza di fatto evidenzia le difficoltà in cui si trova l’Italia (e non solo l’Italia) sul fronte rifugiati e potrebbe essere un’ulteriore spinta verso una presa a carico di tutta l’U.E. del problema.

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