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Il maxiemendamento sul lavoro passa al Senato

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Dopo una giornata tesa, infuocata, a tarda notte da Palazzo Madama giunge la fiducia. Ma la minoranza Pd promette battaglia alla Camera

Alla fine di una lunga giornata infuocata, con insulti, risse e rituale getto di monetine e libri, il Senato ha dato la fiducia al maxiemendamento del governo italiano. Il cosiddetto “Jobs Act” è passato con 165 voti contro 111 con 2 astenuti.

Una giornata intensa, infuocata dicevamo. Iniziata dal ministro del lavoro Giuliano Poletti che in in Senato ha presentato il maxiemendamento che sostituisce il testo della delega sul lavoro. Nelle stesse ore a Milano (dove era in corso il vertice Ue sul lavoro) il sindacato dei metalmeccanici, in corteo, annunciava di essere pronto a occupare le fabbriche, se necessario.

Il testo passato in Senato riforma in modo sostanziale il mercato del lavoro italiano: il governo Renzi e la sua maggioranza non hanno dunque ceduto alla proteste dell’opposizione, portate avanti da quella minoranza del Pd che ora promette battaglia alla Camera.

Una discussione spesso ideologica. Per capire meglio cosa ci sia veramente in gioco, ecco allora una piccola guida che può orientare il lettore e cittadino un po’ disorientato da tanto rumore attorno un tema non semplice. Anche perché, tanto per fare un esempio, in Svizzera – dove il mercato del lavoro ancora tira – alcuni punti combattuti dalla minoranza Pd (vedi articolo 18) non sono davvero così negativi per i lavoratori.

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