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Hong Kong, guerriglia nella notte di capodanno cinese

La polizia, intervenuta ufficialmente per sgombrare venditori abusivi, secondo alcuni ha agito per reprimere movimenti che contestano Pechino

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A Hong Kong, i festeggiamenti per il capodanno cinese sono sfociati in una guerriglia urbana. La polizia, intervenuta ufficialmente per sgombrare venditori ambulanti abusivi, secondo alcuni ha agito in realtà per reprimere movimenti che contestano l’influenza di Pechino sull’ex colonia britannica.

A innescare la miccia, nella notte per i festeggiamenti del capodanno cinese, sono stati i venditori ambulanti. O meglio, l’ordine delle autorità di Hong Kong di sgombrare le bancarelle di street food perché non autorizzate, che ha scatenato la rabbia dei commercianti ma anche dei residenti, che hanno lanciato mattoni e bottiglie agli agenti.

I disordini sono continuati fino a giorno fatto. La polizia ha risposto agli attacchi con spray al pepe brandendo bastoni ma è polemica, perché per disperdere la folla avrebbe anche sparato dei colpi in aria mentre sui media circola la foto di un poliziotto che punta l’arma ad altezza uomo. Il bilancio è di decine di feriti e una sessantina di arresti.

Quella che è già stata definita la “rivolta delle polpette di pesce” nasconde in realtà le proteste di gruppi politici che rivendicano l’autonomia dell’ex colonia britannica, che pur godendo sulla carta di uno statuto autonomo, risente a loro dire di una sempre più ingombrante influenza da parte di Pechino. Questa infatti è stata la protesta più massiccia ma soprattutto più violenta dal 2014, quando le piazze erano state prese d’assalto dai movimenti per la democrazia, creando già allora una crepa tra governo locale e popolazione, che adesso rischia di diventare una voragine.

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