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Pakistan, pena di morte per l’ex presidente in esilio

Persona saluta
Musharraf nel 2008, poco dopo aver presentato le dimissioni Keystone / Emilio Morenatti

Una corte speciale pachistana ha condannato l'ex presidente del Paese, Pervez Musharraf, attualmente in esilio a Dubai, alla pena di morte. Leader miliare, si era autoproclamato capo dello Stato nel 2001, dopo un golpe, ed è rimasto al potere fino al 2008.

L’accusa è quella di “alto tradimento”, ha annunciato la radio pubblica pachistana. È una prima in un paese in cui i membri o ex membri dell’esercito sono spesso considerati immuni alle procedure penali.

La condanna di questa personalità centrale nella storia recente del Pakistan è dovuta alla decisione presa da Musharraf il 3 novembre del 2007, quando aveva decretato lo stato emergenza.

Musharraf, per sospendere i diritti costituzionali, aveva invocato la difesa dell’unità nazionale, minacciata a suo dire dal terrorismo islamista e dalla Corte suprema, che avrebbe dovuto deliberare sulla legalità della sua rielezione. Diversi giudici di primo piano furono messi agli arresti domiciliari.

“Aveva l’immunità, era il presidente e il comandante supremo delle forze armate”, ha sottolineato il suo avvocato, aggiungendo che attualmente “è malato” ma voleva rientrare in patria per testimoniare, ma attendeva di avere garanzie sulla sua incolumità nel caso l’avesse fatto”.

Colpo di Stato

Oggi 76enne, il generale Musharraf era salito al potere dopo un colpo di Stato senza spargimento di sangue nell’ottobre del 1999 e si era autoproclamato presidente nel 2001 prima di vincere un controverso referendum nel 2002.

Mentre era al potere, il Paese ha conosciuto una forte crescita economica, lo sviluppo della classe media, una liberalizzazione dei media e una politica più accomodante nell’ambito della rivalità con l’India.

Ma i suoi oppositori lo hanno sempre criticato per i suoi modi “dittatoriali”, l’allontanamento “illegale” dei giudici che si opponevano a lui, oppure il già citato stato di emergenza,una misura che ha fatto decollare la sua impopolarità.

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L’esilio

Nell’agosto del 2008 confrontato anche con la pressione dell’opposizione e della giustizia, Musharraf presentò le dimissioni, iniziando un volontario e lussuoso esilio tra Londra e Dubai.

Nel 2013 è rientrato in Pakistan per partecipare alle elezioni, ma le sue ambizioni sono state velocemente infrante dalle molteplici procedure giudiziarie.

Per ragioni mediche gli è stato concesso di lasciare il paese nel 2016. Da allora non è più rientrato.

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