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Riscaldamento globale, biodiversità seriamente minacciata

Il riscaldamento climatico è una minaccia esistenziale per la metà delle specie animali e vegetali di 35 tra le zone più ricche dal punto di vista della biodiversità, compreso il bacino del Mediterraneo. Lo afferma uno studio apparso sulla rivista Climatic Change. 

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Secondo un rapporto realizzato in collaborazione dalle università inglese di East Anglia e l’australiana James Cook pubblicato sulla rivista Climatic Change, se le temperature globali aumentassero di 4,5° C rispetto al periodo della rivoluzione industriale, il 48% delle specie potrebbe sparire da 35 eco-regioni definite come “prioritarie” dal Wwf. 

Piccola tartaruga marina
La caretta carette è fra le specie più a rischio. Keystone

Questo innalzamento della temperatura è quello pronosticato nel caso non avvenisse una massiccia riduzione dei gas a effetto serra. 

Nel Mediterraneo due gradi in più metterebbero a rischio quasi il 30% della maggior parte dei gruppi di specie studiate, mentre con 4,5 gradi in più sparirebbe metà della biodiversità. Le specie più a rischio sono le tartarughe marine e i cetacei.

Nello scenario ottimistico il 25% delle specie sarà in pericolo. In quello pessimistico le cifre impennano. Nelle savane del Miombo fino al 90% degli anfibi, l’86% degli uccelli e l’80% dei mammiferi si potrebbero estinguere localmente nelle savane di Miombo, mentre l’Amazzonia potrebbe perdere il 69% delle sue specie vegetali.

Sono scenari che evolvono anche secondo la capacità di una specie a migrare. La sopravvivenza è spesso legata alla capacità di spostamento verso una zona con un clima più favorevole e un habitat adatto.

In quest’ottica le piante, più lente ad adattarsi, rischiano di essere particolarmente toccate. Limitare le emissioni di gas serra è una priorità, secondo lo studio, ma non è l’unica. Degli interventi a livello locale, come costruzione di “corridoi biologici” si riveleranno sicuramente necessarie per salvare, almeno in parte, la biodiversità. 

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