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Il Regno Unito è fuori dall’UE

Immagine del Big Ben proiettata sulla facciata di un edificio, di notte; sullo sfondo colori della bandiera britannica
La mezzanotte a Bruxelles, le 23 a nel Regno Unito (nella foto, l'immagine del Big Ben che segna appunto le 11, proiettata sulla facciata della residenza del premier britannico in Downing Street a Londra). Copyright 2020 The Associated Press. All Rights Reserved

Alla mezzanotte di sabato il Regno Unito ha lasciato l'Unione Europea, chiudendo una storia iniziata nel 1973. Fuochi, brindisi e comizi, con migliaia di euroscettici riuniti a Westminster Square, hanno suggellato il divorzio diventato realtà a tre anni e mezzo dal referendum del 23 giugno 2016, nel quale il 51,9% degli elettori votò per l'uscita.

Il premier Boris Johnson, che aveva condotto la campagna pro-uscita nel 2016 e in questi mesi è riuscito a mettere fine allo stallo nei negoziati, nel suo discorso alla nazione ha parlato di “alba di una nuova era”, che “non segna una fine, ma un inizio”. 

Per la verità, nel 2020 cambierà poco (se non che Londra non avrà più voce in capitolo nei processi decisionali comunitari): tra Londra e Bruxelles, rimane garantita fino a dicembre la libera circolazione di merci, capitali, servizi e persone. 

Intanto, s’inizieranno negoziati per un accordo che definisca le future relazioni, in primis quelle commerciali, tra il Regno e l’Unione: Johnson intende siglarlo entro fine anno, la controparte è meno ottimista.

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Da negoziare, anche le intese di libero scambio auspicate con gli USA e con altre potenze terze. 

Le parole del premier

Di fronte al rammarico di molti, nel Regno Unito come nell’UE, il primo ministro tory ha rivendicato l’addio come “una scelta sana e democratica” e ha esaltato le speranze di un ruolo europeo e globale “indipendente” del Regno Unito, nonché di una “cooperazione amichevole” di buon vicinato con gli ex partner dell’UE.

Johnson ha spronando i compatrioti a “scatenare tutto il potenziale” di una nazione che fu impero, a credere nel cambiamento come in una “meravigliosa” opportunità di “successo”.  

Al contempo, ha usato toni di comprensione verso “il senso di ansia e di smarrimento” della metà di Paese che vede la Brexit come un errore storico o un azzardo, ma ha insistito sulla convinzione che la direzione intrapresa dall’UE, pur “con tutte le sue ammirevoli qualità”, non fosse più adatta al destino britannico. 

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Da Bruxelles, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha lasciato aperta la porta al “miglior partenariato possibile” con il Regno Unito, osservando però che nessun accordo potrà mai essere come l’appartenenza. Von der Leyen si è detta certa che “lo splendido isolamento” non sarà la soluzione ai problemi del domani. 

Intanto, la bandiera britannica è stata ammainata venerdì davanti alle sedi delle istituzioni europee e la rappresentanza del Regno Unito presso l’UE diventa la missione di uno Stato terzo.

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