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La squadra di calcio del presidente Erdogan

“Il Basaksehir l’ho creato io. Se quest’anno diventa campione, sarà una rivoluzione”. Dopo aver cambiato la politica e la società del suo paese, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan mostra di avere un nuovo obiettivo: il calcio. 


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La squadra che si vanta di aver fondato negli anni Novanta, quando era sindaco di Istanbul, è lanciata verso uno storico scudetto. Nella megalopoli sul Bosforo sarebbe la prima vittoria di un club estraneo alle ‘Tre Grandi’, Galatasary, Fenerbahçe e Beşiktaş, corazzate da milioni di tifosi e maxi­budget ora in forte crisi finanziaria. Il Başakşehir Collegamento esternoavanza invece a vele spiegate, nonostante di sostenitori ne abbia solo poche centinaia e l’origine delle sue ingenti risorse rimanga avvolta nel mistero.

A 8 turni dalla fine del campionato, la squadra vanta 6 punti di vantaggi sul Galatasary e ben 11 sul Beşiktaş. Nella rosa figurano nomi noti come Robinho (già Milan, Real Madrid e Manchester City), Arda Turan (che ha militato nel Barcellona). O ancora Emre (già giocatore dell’Inter) e anche lo svizzero Inler che in Italia ha militato nell’Udinese e nel Napoli.

La squadra del presidente

In Turchia è considerata apertamente la squadra del presidente, il suo esperimento di ingegneria sociale applicato allo sport: un team espressione di un sobborgo cresciuto a dismisura sotto la guida del suo Akp – la popolazione è raddoppiata a 400 mila residenti in un decennio – e forgiato secondo i valori della gioventù religiosa e operosa, che vede come linfa vitale del suo potere. Un potere, quello del calcio, mai trascurato da Erdoğan, lui stesso giocatore semi­professionista in gioventù.

Tra cemento e moschee, l’ascesa del quartiere e del club è avvenuta di pari passo. La svolta è giunta nel 2014 con la privatizzazione della squadra, che apparteneva al Comune, e l’inaugurazione del nuovo stadio dedicato a Fatih TerimCollegamento esterno – curiosamente allenatore del principale avversario nella lotta al titolo, il Galatasaray, ma da sempre vicino a Erdoğan -. Da allora sono piovuti gli investimenti di ricchi sponsor statali nella società, guidata dal nipote della first lady Emine. 

Persino i colori sociali ricalcano l’arancione simbolo del partito al governo. Un potenziale volano elettorale anche per le delicate elezioni amministrative del 31 marzo. Ma il calcio, per i turchi, è da sempre una cosa molto seria. E se a Başakşehir già sognano di festeggiare con Erdoğan, i milioni di tifosi delle altre squadre potrebbero anche decidere di voltargli le spalle.



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