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Avastin-Lucentis, Novartis ha finanziato Federanziani

L’agenzia sanitaria ha respinto la richiesta del colosso svizzero. Ma in Italia Federanziani difende Novartis. Ora emerge che ha ricevuto 145 mila euro di finanziamenti dalla casa farmaceutica.

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Dopo anni di polemiche e controversie giudiziarie, il caso dei farmaci Avastin e Lucentis potrebbe essere a una svolta. L’Organizzazione mondiale della sanità recentemente ha rigettato la richiesta presentata dal colosso farmaceutico Novartis per inserire il più costoso dei due, cioè il Lucentis, nella lista dei farmaci necessari per curare la generazione maculare senile – una delle principali cause di cecità al mondo.

Ma secondo l’Oms i due farmaci sono “ugualmente efficaci” nei confronti di questa patologia e altrettanto sicuri, e poiché il Lucentis è molto più costoso, l’agenzia sanitaria delle Nazioni Unite afferma chiaramente che è preferibile utilizzare Avastin, in modo che i servizi sanitari dei vari Paesi possano risparmiare risorse preziose da impiegare per altri scopi.

Questo pronunciamento potrebbe avere ripercussioni decisive in molti Paesi, tra cui l’Italia, dove nei prossimi mesi è attesa la sentenza del Consiglio di Stato sulla maximulta da 180 milioni di euro comminata dall’Antitrust a Roche e Novartis nel 2014. L’accusa dell’Agcom è che le due case farmaceutiche svizzere si siano accordate sottobanco per imporre l’utilizzo del farmaco più costoso ai danni delle casse pubbliche e dei malati (la stima del danno per il sistema sanitario italiano è di 1,2 miliardi di euro in tre anni).

Avastin è un farmaco commercializzato da Roche che nasce come anti-cancro ma che si è rivelato efficace anche per alleviare i sintomi della patologia dell’occhio conosciuta come degenerazione maculare senile. Sebbene non sia mai stato registrato come farmaco oculistico, è stato utilizzato efficacemente per anni con questo scopo. I problemi sono iniziati quando Novartis ha introdotto in commercio il Lucentis: una molecola simile a quella di Avastin (anzi, modificata ingegneristicamente ad hoc, secondo le accuse) commercializzata in dosi oculistiche, quindi molto più piccole, ma 40 volte più costose. In Italia, come in altri Paesi, il Lucentis è risultato ben presto l’unico farmaco “autorizzato” per la cura della degenerazione maculare senile.

Ma perché Avastin non è mai stato registrato come farmaco oculistico? A farne richiesta, paradossalmente, deve essere la stessa casa farmaceutica, e Roche non si è mai mossa. La ragione è evidente: il gruppo farmaceutico è controllato al 30% da Novartis, e inoltre detiene le royalties sulle vendite del Lucentis. Un intreccio di interessi che ha portato l’Antitrust ad accusare ai due colossi di Basilea di fare cartello per bloccare l’utilizzo del farmaco meno caro. Dal canto loro, le case farmaceutiche si difendono affermando che il Lucentis è l’unico sicuro per l’utilizzo oculistico e diffidano i medici dall’utilizzo di Avastin in quanto potenzialmente rischioso.

Le evidenze scientifiche, secondo l’Oms, smentiscono questa presunta rischiosità. Tuttavia, nei mesi precedenti, in Italia c’è stato chi ha fatto da cassa di risonanza agli avvertimenti di Novartis. Tra cui Federanziani, l’unione delle associazioni della terza età che ha come fine autodichiarato quello di “tutelare i diritti e migliorare la qualità della vita delle persone senior”, e che nel 2014 ha chiesto a gran voce all’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) di “sospendere immediatamente” l’utilizzo di Avastin in campo oftalmologico, in seguito ai risultati di un sondaggio telefonico promosso dalla stessa federazione sui malati affetti da maculopatia da cui sarebbero emerse “reazioni avverse anche gravissime”.

A ottobre 2014, Federanziani, insieme alla Federazione dei Medici di Medicina Generale (Fimmg) e Federfarma, è arrivata anche a invocare l’intervento dei Nas negli ospedali e l’apertura di un fascicolo giudiziario sull’utilizzo di Avastin. Come risulta dai documenti pubblicati sul sito internet della casa farmaceutica svizzera, nello stesso anno, Novartis ha versato a Federanziani un contributo di 145.917 euro. Nel dettaglio, si è trattato di una prima tranche di 54.900 euro per un generico “supporto finanziario o psicologico/sociale ai pazienti e alle loro famiglie”, e un’altra di 91.017 euro per un altrettanto generico “pagamento a terzi che forniscono un servizio per un gruppo di pazienti (ad esempio agenzie di pubbliche relazioni, ecc.)”.

Mentre è attesa la sentenza del Consiglio di Stato sul ricorso presentato dalle due case farmaceutiche contro la multa dell’Antitrust, a TvSvizzera.it parla Giorgio Muccio, l’avvocato che per primo ha presentato l’esposto all’Autorità garante del commercio e del mercato per conto di un’associazione di day surgery, e che ha vissuto in prima linea l’intero braccio di ferro giudiziario contro i due colossi svizzeri.

di Elena Boromeo
montaggio di Martina Tritten

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