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“Una rappresaglia per Christchurch”

Primo piano di croci di legno semplici, riportanti dei numeri, e dei mazzi di fiori posati su cumuli di nuda terra
Martedì si sono tenuti i primi funerali delle vittime. Keystone / M.a. Pushpa Kumara

Gli attacchi di domenica a chiese e alberghi nello Sri Lanka, costati la vita a oltre 320 persone, sono stati compiuti in "rappresaglia" per la strage del 15 marzo scorso nelle moschee di Christchurch in Nuova Zelanda, dove morirono 50 persone. È quanto emerge martedì dalle prime indagini sugli attacchi.

Lo ha riferito in Parlamento il vice-ministro della Difesa, Ruwan Wijewarden, secondo il quale inoltre una nota dell’intelligence era stata trasmessa al governo nelle settimane precedenti l’attacco di Pasqua.

Nel documento, si evidenzia che un membro del gruppo terroristico poi identificato come responsabile degli attentati nello Sri Lanka, aveva iniziato ad aggiornare i suoi account sui social media “con contenuti estremistici” all’indomani della sparatoria di massa condotta da un estremista di destra con le due moschee di Christchurch.

Polemiche sul rapporto

Gli esperti dell’antiterrorismo avrebbero però ritenuto che per un attacco così sofisticato sarebbero serviti mesi di preparazione, compresa la formazione degli attentatori suicidi e il collaudo degli esplosivi.

In ogni caso, il primo ministro Wickremesinghe e altri funzionari chiave del governo non sono mai stati informati della possibilità di un attacco imminente. Il rapporto, ricevuto dal ministro della Difesa e dal presidente Sirisena, responsabile della polizia, non è stato trasmesso al premier.

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Il bilancio aggiornato alle 11.40 ora svizzera parla di 321 vittime e circa 500 feriti. Hanno perso la vita 45 bambini, di cui uno di 18 mesi, e almeno 30 stranieri, provenienti da 11 Paesi. Tra di essi anche una coppia di svizzeri.

Nello Sri Lanka, martedì, è giornata di lutto nazionale. Nel timore di nuovi attacchi, Colombo ha reintrodotto lo stato d’emergenza dalla scorsa mezzanotte.

L’Isis rivendica

Altri 40 sospetti sono finiti in manette. Il dito continua a restare puntato contro il piccolo gruppo islamista locale Toweeth jam’ath. Si indaga su eventuali legami con milizie jihadiste internazionali, che potrebbero aver fornito aiuto logistico.

L’Isis ha rivendicato martedì , senza tuttavia fornire alcuna prova del suo coinvolgimento diretto. Lo riferisce il Site, sito internet che monitora le attività online degli estremisti islamici.

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