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Assassinio JFK, Trump non scioglie il mistero

Il presidente statunitense Donald Trump ha deciso di divulgare solo 2800, degli oltre tremila documenti riservati sull’assassinio di John Fitzgerald Kennedy. I 300 file non desecretati giovedì saranno sottoposti a ulteriore esame nei prossimi sei mesi.

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Alla vigilia della scadenza dei 25 anni, decisa dal Congresso nel 1992, Trump aveva annunciato in un tweet la “molto interessante” e “attesa diffusione dei #JFKFiles”. Il presidente ha tuttavia ceduto alle pressioni di CIA, FBI e altre agenzie, autorizzando la pubblicazioneCollegamento esterno di soli 2800 file, ora disponibili sul sito degli Archivi nazionali.

Altri 300 documenti rimarranno segreti per almeno sei mesi. Una decisione che ha sollevato delusione e polemiche, e alimenta le teorie cospirative sull’assassinio del presidente americano il 22 novembre del 1963.

Bisognerà attendere il prossimo 26 aprile, per capire se quei file contengono rivelazioni utili a chiarire se l’ex marine Lee Harvey Oswald fu l’unico ad agire e sparare a JFK.

“Questione di sicurezza nazionale”

Trump riconosce che l’opinione pubblica americana “merita di essere pienamente informata su tutti gli aspetti di questo evento cruciale”, ma sostiene di non avere scelta: accetta le censure “piuttosto di consentire un danno irreparabile” alla “sicurezza nazionale”.

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I file, alcuni dei quali risalenti agli anni Novanta, riportano nomi di agenti ed ex agenti segreti e collaborazioni o metodi specifici di intelligence tuttora in uso.

Minacce di morte per Oswald

“Da questi documenti non emergono notizie bomba”, commenta Dan Mahaffee, vice capo del Centro studi per la Presidenza e il CongressoCollegamento esterno.

“Piuttosto, si desume che la burocrazia degli anni ’60 lavorava come lavorano i burocrati oggi. È più facile credere al complotto che alle nostre negligenze, negligenze banali che poi permettono che queste tragedie accadano”.

Mahaffee allude anche all’omicidio di Lee Harvey Oswald, presunto assassino di JFK a sua volta ucciso, due giorni dopo, da Jack Ruby.

I documenti rivelano che l’FBI aveva ricevuto minacce di morte per Oswald, ma che la polizia non fece abbastanza per proteggerlo, lasciandosi così sfuggire il testimone chiave.

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