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Manovra, sale la tensione tra Roma e Bruxelles

Si è intensificato giovedì il braccio di ferro tra Bruxelles e Roma sulla legge finanziaria italiana. L'Unione Europea ha chiesto ufficialmente dei "chiarimenti" per la deviazione "senza precedenti" nella storia del Patto di stabilità. Una presa di posizione italiana è richiesta entro il 22 ottobre. 

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Bruxelles ha sottolineato un rischio di “grave non conformità” con le regole europee che potrebbero spingere la Commissione europea a respingere la legge di bilancio italiana, un evento inedito dall’introduzione delle nuove procedure nel 2013. Una lettera è stata dunque consegnata al ministro dell’economia italiano GIovanni Tria, nel quale si chiedono dei chiarimenti.

Dopo il summit europeo di giovedì il presidente dell’esecutivo Ue Jean-Claude Juncker ha dichiarato che diversi leader dell’Unione gli hanno chiesto di essere inflessibile con la legge finanziaria auspicata da Roma. 

Quest’ultima è considerato non conforme agli impegni presi in precedenza, con un deficit al 2,4%. È al di sotto del limite europeo del 3% ma implica che il debito italiano, oltre al 130% del Pil (ben al di sopra del limite del 60% imposto da Bruxelles), non potrà essere sanato.   

In contemporanea si sono intensificati gli attriti anche in seno allo stesso governo italiano, sul tema della “pace fiscale” della legge di bilancio. Il “condono” fiscale si allarga, con tanto di scudo penale, anche per i casi di riciclaggio. 

E il vicepremier e leader dei 5 Stelle Luigi Di Maio che fa sapere di essere pronto ad andare domani direttamente in procura: “al Quirinale è arrivato un testo manipolato”, ha dichiarato. Il vicepremier non chiarisce con chi ce l’ha, se con l’alleato leghista o con il Ministero dell’Economia,  sostenendo di non sapere se la “manina” che ha riscritto il
testo approvato lunedì in Consiglio dei ministri sia “politica o tecnica”. 

Il Colle ha replicato però di non “aver mai ricevuto” il testo, che in quanto decreto legge deve essere firmato dal presidente della Repubblica. 

Agli uffici di Di Maio risulta però che “il testo sia andato al Quirinale. Se non è così- osserva – basta allora lo stralcio”. Ad avvalorare indirettamente il fatto che il testo ufficiale non sia mai arrivato al Colle è Giuseppe Conte il quale fa sapere, da
Bruxelles, di aver bloccato l’invio del decreto al Quirinale “dopo essere stato informato delle criticità sulla misura”. 

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