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Immigrati, strada spianata per il Decreto sicurezza

Il Decreto sicurezza, fortemente voluto dal leader della Lega Matteo Salvini, ha superato lo scoglio della Camera e diventa legge.

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Il testo, che introduce una serie di restrizioni in tema di migranti, ha suscitato qualche malumore tra i parlamentari pentastellati su cui però alla fine è prevalsa la disciplina di partito.

La novità più rilevante riguarda l’abolizione dei permessi di soggiorno umanitari, che consentivano per due anni ai beneficiari di svolgere un’attività e di accedere a prestazioni sociali.

Con le nuove norme viene inoltre raddoppiato il tempo durante il quale gli stranieri possono essere trattenuti nei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) ed è estesa la lista dei reati che comportano la revoca della protezione internazionale (tra cui minacce e violenza a pubblico ufficiale, furto, lesioni, mutilazioni sessuali). 

Un altro aspetto di una certa rilevanza dal profilo politico riguarda il sostanziale smantellamento del sistema di accoglienza diffusa messo in piedi dai comuni, che in numerosi casi aveva fornito buoni risultati a livello di integrazione degli stranieri. I corsi e le attività offerte dagli enti locali saranno riservati ai soli rifugiati mentre i richiedenti asilo potranno far capo, in qualità di semplici ospiti, ai centri di accoglienza ordinaria.

Il Decreto sicurezza contempla anche la revoca della cittadinanza nei confronti dei nuovi italiani che costituiscano un pericolo per lo Stato, ma secondo diversi osservatori la norma si presterebbe a censure di tipo costituzionale.

Da parte degli oppositori si sostiene che il decreto sia destinato ad aumentare il numero di irregolari e ad avere effetti controproducenti: gli stranieri privati della possibilità di lavorare ed esclusi da ogni genere di sostegno rischieranno infatti di ingrossare le file della criminalità. Secondo il centro studi Ispi saranno 60’000 i beneficiari di protezione umanitaria che saranno privati delle loro prerogative e diverranno irregolari nel prossimo anno, vale a dire il 10 per cento del totale.

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