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I modellini di treni (e le vere carrozze)

LIMA, Lavorazione Italiana Metalli e Affini, è un marchio conosciuto nel modellismo ferroviario, ma la sua storia cominciò con la manutenzione di treni veri

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di Claudio Moschin

Lima, ovvero Lavorazione Italiana Metalli e Affini: se è vero che lo conosciamo come un marchio famoso per i trenini, è anche vero che in realtà la sua storia parte… dai treni veri. Viene infatti fondato a Vicenza nel 1946 per lavorare con le ferrovie, cioè come ditta specializzata per la riparazione e la realizzazione delle parti in alluminio delle carrozze FS danneggiate durante la seconda guerra mondiale. Ma ben presto le Ferrovie organizzarono arsenali per realizzare internamente queste riparazioni e la Lima si riconvertì nel giro di poco alla produzione di giocattoli usando sempre il metallo: carrozzine per bambini, passeggini mignon per le bambole, pentole, motoscafi e naturalmente automobiline.

La svolta avviene nel 1954 quando Ottorino Bisazza, allora dirigente alla Marzotto (ditte di vestiti e di lane) decise di acquistare questa piccola fabbrica di giocattoli fino a quel momento di proprietà di un parente dello stesso conte Marzotto. Per costruire solo trenini. Semplici, poco costosi ma efficaci.

Fu un vera sfida la sua, perché il modellismo ferroviario dell’epoca era trainato, in Italia, dalla comasca Rivarossi, concorrente di colossi stranieri di nome Märklin e Fleischmann: tutte facevano produzioni sofisticate per un pubblico rigorosamente adulto con prezzi elevati. La gestione Bisazza portò alcune innovazioni e due furono le mosse vincenti: la prima fu la scelta della plastica che, rispetto al metallo, permetteva di abbassare i prezzi; e la seconda fu non competere con i produttori di modelli sul piano delle finiture, che alzavano solo il prezzo. Era meglio abbozzare alla buona il locomotore, e concentrarsi sull’impatto dei convogli, che dovevano essere colorati e attraenti, senza tanto preoccuparsi di risultare (del tutto) verosimili.

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La strada si rivelò quanto mai giusta. Nel giro di pochi anni i dipendenti diventarono oltre cinquecento, occupati a sfornare, negli anni d’oro, tremila locomotori, dodicimila vagoni e trentamila rotaie da spedire ogni giorno in qualsiasi angolo del mondo. Produceva in tre formati fermodellistici (scala N, HO e 00) ed esportava in quasi tutta Europa, Stati Uniti d’America e Sud America, Australia e Sudafrica.

Il successo di pubblico e di vendita durò una ventina d’anni o poco più. Poi negli anni Ottanta, in seguito alla contrazione del mercato del treno giocattolo, settore in cui Lima era fra i leader mondiali, la ditta si trovò in gravi difficoltà, e cominciò a puntare su una produzione più modellistica. Ma, ciò nonostante, la ditta non riuscì a uscire dalla crisi e così nel 1992, ormai in amministrazione controllata, fu acquisita dalla Rivarossi di Como che successivamente acquisì anche altri due marchi storici del settore, Arnold e Jouef. Ma anche questi accorpamenti non furono sufficienti a evitare il collasso e nel 2003 cessò la produzione. Il marchio ed il logo Lima sono stati acquisiti, quali assets del pacchetto Rivarossi, dall’inglese Hornby, che li utilizza tuttora.

Ad oggi i trenini Lima sono diventati però, pure loro, sfrenato oggetto di collezionismo mirato e di culto. Sia per i modelli più “vintage” (quelli degli anni Sessanta e Settanta, molto semplici nelle loro rifiniture ma molto ricercati per la loro “vecchiaia”) e sia per i modelli superdettagliati del tutto simili ai Rivarossi prodotti negli anni Ottanta e Novanta. Senza dimenticare che anche i cataloghi cartacei sono nel frattempo diventati (anche loro!) motivo di collezionismo e di curiosità dei fermodellisti.

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